giovedì 10 giugno 2010
La morte della democrazia
10 giugno 2010. Oggi è una data doppiamente disgraziata per la vita di questa nazione. Ricorre il settantesimo anniversario della tragedia della dichiarazione di guerra che portò l'Italia alla catastrofe e in questa infausta giornata è stato approvato dal senato il nefasto DDL bavaglio della democrazia e della libertà di pensiero e di opinione. Il (super) Duce(tto) di Arcore, sempre più tronfio e onusto di cattivo e pessimo gusto, sprizza ormai veleno in quantità industriale contro i magistrati, i giornalisti, la gente per bene e mette bavagli sempre più pesanti e inestricabili a chiunque tenti ancora di criticare i suoi comportamenti dittatoriali e golpisti, indegni di una Repubblica Democratica degna ancora di questo nome. Il suo sporchissimo supermegaultraiperextra conflitto di interessi è ormai uno e trino, come la divinità e il Signore di cui Lui dice di essere l'Unto (per bocca del defunto don Baget Bozzo). Lo è immoralmente con la RAI, TV del servizio pubblico che controlla militarmente come capo del governo (1), nonostante sia il padrone di Mediaset (2), e addirittura anche ministro dello sviluppo economico ad interim (3) dopo l'abbandono del titolare Scajola che ha dovuto lasciare schiacciato e (s)travolto dallo scandalo di affermare di non sapere che la sua abitazione gli era stata pagata dalla "cricca" di faccendieri di chiara fama! Come ministro competente per il servizio pubblico della RAI, la minaccia di non firmare il contratto di servizio, se non smette di criticarlo! Il suo fido scudiero Bonaiuti si affretta a smentirlo, ma il gioco delle tre(cento) carte del Mago di Arcore è ormai così frusto che ci verrebbe da ridere, se la situazione non fosse drammatica. Il quinto uomo più ricco del mondo (il re dell'Arabia Saudita è soltanto sesto, dopo di lui...) continua a rammaricarsi di non avere potere, impedito ad esercitarlo dalla "costituzione catto-comunista che è un inferno" (sue testuali parole...). Intanto mette le manette ai giudici, la museruola ai giornalisti e la mascherina sugli occhi dei cittadini italiani che vorrebbero conoscere per deliberare. I suoi berluskoglioni, berluskimbecilli e berluskafarabutti applaudono gassati, in estatica mistica orante e delirante adorazione del Gran Sacerdote della Religione dell'Amore del Popolo della Libertà. "Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)
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