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sabato 31 ottobre 2009

Fatti e misfatti alla Corte del Gran Sultano

Per rimanere soltanto agli ultimi mesi. La moglie ribelle Veronica Lario è dipinta come una ignobile adultera dall’assoldato direttore Feltri su Libero del sodale Angelucci, foto in prima pagina con poppe al vento, definita dal poi dipendente “velina ingrata”. Il direttore dell’Avvenire Boffo, è massacrato e costretto alle dimissioni da Feltri che su Il Giornale di famiglia lo accusa di rapporti omosessuali “certificati” da (finte?) veline di polizia. E’ colpevole di aver ospitato l’imbarazzo di qualche lettera di fedeli parrocchiani critici per la disonorevole vita del premier, frequentatore di minorenni e “utilizzatore finale” di prostitute. Il presidente della camera Fini è minacciato “di uno scandalo a luci rosse” dal solito super killer Feltri sul solito gazzettino di famiglia a motivo di civili anglosassoni diversità di pensiero politico con l’Imperatore Mediatelecratico. Al giudice Mesiano che lo condanna giustamente a pagare 750 milioni di risarcimento per reati commessi, manda a dire “ne vedremo delle belle” e, a stretto giro di killervideo lo fa pedinare e calunniare dal TG5 senza senso e senza motivo, sottolineando che fuma davanti al barbiere e porta addirittura i calzini turchesi. Che matto! Telefona a Marrazzo presidente della regione Lazio, invitandolo a comprarsi il dischetto che lo ritrae in rapporti amichevoli con trans, frutto di una violenza privata e esso stesso corpo di reato, per interventi delinquenziali di carabinieri (5 sono attualmente in prigione) deviati (da chi? perchè?).
Questa ormai, per chi ancora non lo avesse capito, è una discussione di libertà per la libertà. Quale è la libertà di una nazione in cui il capo del governo, insieme proprietario di TV e Mondadori, società diretta dalla figliola Marina, si tiene per quindici giorni fra le mani il dischetto compromettente (per Marrazzo) e comunque corpo di reato, decidendo con parenti e dipendenti cosa farne e come utilizzarlo? L’articolo 640 del Codice Penale sulla ricettazione parla chiaro:” Chi al fine di procurare a sè o ad altri un profitto, acquista, riceve o occulta cose provenienti da un qualsiasi delitto o comunque si intromette nel farli acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due a otto anni. Se la legge è uguale per tutti (nell’ Italia berluskoniana dove vigono lodi per “primi super pares” e leggi ad personam dell’Egoarca non è più vero) attendiamo che la Procura di Roma persegua i falsi ricattatori e chi li ha pilotati e invii le carte a quella di Milano per competenza sulla ricettazione commessa. Ovviamente (quasi) nessuno ne parla e non ci resta altro da fare che sognare ciò che in qualsiasi stato di diritto sarebbe semplice banale storia di fatti quotidiani. Altrimenti “chi toglie dalla testa dell’opinione pubblica che il presidente del consiglio – protetto da uno straordinario conflitto di interessi – governi “una macchina del fango” sbattuta negli ultimi mesi contro i suoi presunti nemici?” (Giuseppe D’Avanzo, pag 1 de La Repubblica 30 ottobre 2009)

sabato 24 ottobre 2009

Il regalo di Berlusconi

“Tutti gli animali sono uguali, ma qualche animale è più uguale degli altri” (George Orwell)
“Una volta un giudice giudicò chi aveva dettato le leggi. Prima cambiarono il giudice. E subito dopo la legge” (Fabrizio De Andrè)
“Che cosa sono i regni senza giustizia, se non delle vaste imprese brigantesche?” (Sant’Agostino)
Il Padre della Chiesa ha già definito ottimamente cosa sia il governo senza giustizia delle leggi ad personam del (super)duce(tto) di Arcore. Ci conforta la convinzione di Lincoln :”Potete ingannare tutti per un pò, qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”. Se Abraham aveva ragione, allora possiamo sperare che le nostre disgrazie volgano al termine: tutti i limiti della umana credulità sono stati ormai superati, in un’orgia di discesa agli inferi dalla quale altro non è possibile fare che risalire in superficie. Ad astra per aspera
(Il regalo di Berlusconi. Comprare un testimone, vincere i processi e diventare premier. La vera storia del caso Mills – Peter Gomez e Antonella Mascali – Chiarelettere – I Edizione, set. 2009)

Il "privato" di berlusconi

Il 23 ottobre 2009, dopo ben tre giorni di visita definita “privatissima” dallo stesso palazzo Chigi, l’incontro con Putin in Russia dell’Egoarca appare sempre più pubblicissimo, visto che si è parlato di energia, gasdotti e quant’altro, cioè di temi e problemi quanto mai strategici e di interesse palesemente pubblico, nazionale e internazionale. Il pur moderato Rutelli ha chiesto di sapere se gli affari che il Conducator è andato a trattare con l’amico bolscevico Putin del KGB, siano i suoi privatissimi – come affermato – o i nostri pubblici, come appare ad ogni evidenza. Resta il fatto che il 21, per partire improvvisamente per il suo privatissimo incontro, l’Autocrate ha fatto annullare un pranzo già programmato col re Abdallah di Giordania in visita ufficiale in Italia. Quirinale e Farnesina sono infuriatissimi per lo sgarbo al re e alla regina. L’Ambasciata di Giordania smentisce di aver avanzato rimostranze in proposito, conciò steso confermando il contrario. Il (super)duce(tto) di Arcore dovrebbe spiegarci perchè le sue privatissime esigenze debbano prevalere sugli obblighi che gli competono come capo di governo: aspettiamo risposta in non fiduciosa attesa. E il 23 ottobre ha fatto rinviare un consiglio dei ministri, adducendo a scusante l’impossibilità di rientrare per il maltempo: montagne di neve a San Pietroburgo! I giornalisti ci informano tuttavia che tutti gli altri aerei partono e arrivano regolarmente dal suo aeroporto dove brilla un bel sole autunnale, con una buona – per l’ex Leningrado - temperatura di ben 4° sopra lo zero. Boh! Mah!
1) Perchè devo pagare – con la mia miserrima, miserabile e miserevole pensione di invalido del lavoro con carico di famiglia - le pesantissime spese di trasporto privatissimo del Rais che possiede ed ha per altro a sua completa e totale disposizione una flotta personale privata più consistente di quella governativa ?
2) Le visite di tre giorni a capi di stato stranieri si possono definire private?
3) Esiste il privato in Berluskoni che, nella campagna elettorale del 2001 che lo vide poi trionfatore anche per questo, inondò le case di tutti gli italiani e inviò loro 17 milioni di copie di un (libro) fotoromanzo stucchevole in carta patinata sulla sua vita privatissima dalla nascita al 2001? Si precisava ogni particolare più intimo della sua esistenza privata, compresi i momenti in cui il suo amore erotico per la prima consorte si trasformava in amore fraterno, visto che l’eros era ormai riservato alle nuova seconda moglie Veronica Lario (che ha chiesto per altro anche essa il divorzio solo sei mesi or sono per colpa dell’ex marito frequentatore di minorenni e prostitute).
4) Col compagno Putin parlerà anche del KGB e dei dossier da utilizzare contro i suoi infiniti mortali nemici? (Non lo fa meditare il fatto che Corrado Augias, il primo dossierato, ha già querelato il suo Feltri, direttore de Il Giornale di sua proprietà familiare, con l’accusa incredibile di essere stato una spia al soldo della Cecoslovacchia negli anni ’60?)
5) Il 22 ottobre, in teleconferenza anche col presidente turco Erdogan, Berluskoni e lo Zar di Tutte le Russie discutono di energia, gasdotti e quant’altro, mentre si annuncia un’altra teleconferenza con l’ex cancelliere Schroeder, attualmente alto dirigente del consorzio del gasdotto Nort Stream (privato e pubblico continuano ad intrecciarsi selvaggiamente e ignobilmente non soltanto in Berluskoni).
Insomma di privato, in questa visita pubblica, non c’è veramente nulla, se non gli affari personali del Grande Capo di Arcore: ormai la confusione è totale, il corto circuito completo e continuo. Il caos fra vizi privati (frequentazioni di minorenni, rapporti con prostitute, megaconflitti di interessi che gridano vendetta al cospetto di dio e degli uomini) e pubbliche virtù (quali?) è immediato e (s)travolge ogni limite della pubblica decenza e della moralità costituzionale!
“E’ una situazione istituzionalmente assurda. In qualsiasi altro paese democratico una simile vicenda avrebbe determinato la fine politica del suo protagonista” (Zanda, vicepresidente dei senatori PD).
“Molti misteri in questa visita, soprattutto le voci di un interesse di Berlusconi per eventuali dossier di servizi stranieri (russi) sugli attacchi al premier”. (Gianluca Luzi, pag. 9 de La repubblica del 22 otobre 2009)

martedì 20 ottobre 2009

Il Paese di Bengodi

Nel Bel Paese di Bengodi (s)governato dal capo di governo più bravo, più buono e più amato di a da tutti negli ultimi 150 anni della storia d’Italia a partire dalla sua Unità (se lo dice da solo e quindi...) continuano tuttavia ad accadere episodi drammatici che non fanno onore al se-dicente (super)duce(tto) di Arcore. Il 19 ottobre la cronaca nera di Napoli ci informa dell’avvelenamento di mamma e figlio di 6 anni a causa dell’ossido di carbonio prodotto dal bracere con cui la donna cercava di scaldarsi insieme al suo bimbo. La signora Manuela Rodriguez Fortez, pur lavorando non era riuscita a pagare le bollette dell’ENEL che da due settimane le aveva distaccato l’erogazione della corrente elettrica. Elvis, che da grande voleva fare l’ingegnere, è morto e la sua povera mamma – in coma - sta morendo in ospedale. Col suo lavoro riusciva a malapena a pagare l’affitto e il cibo:troppo dignitosa per chiedere un aiuto di cui si vergognava, la sua vita è finita in tragedia. Forse aveva anche paura che chiedendolo, i servizi sociali le avrebbero potuto portare via il figlio come è già accaduto ad altre disgraziate come lei!
A Roma il sindaco ex-fascista Alemanno, ora popolano della libertà, ha firmato un’ordinanza che dal 1° novembre proibisce a lavavetri e artisti di strada di esercitare i loro dignitosi “mestieri” pur svolti nella loro drammaticità esistenziale, sanzionandoli con repressive e solerti normative ad hoc. Così mentre l’Egoarca Telemediocratico, plutocrate fre i più ricchi del mondo, continua ad accumulare ricchezze spropositate e sempre più iperboliche, facendo scempio da 15 anni della moralità e della legalità di questo paese e di un’intera nazione, i poveri diventano sempre più poveri e vengono fatti morire nell’indifferenza generale, fatti colpevoli della loro stessa miseria in cui sono costretti a (soprav)vivere, quando va bene. L’inesorabile, impietosa omicida applicazione della legge (che con feroce sarcasmo viene ancora definita uguale per tutti) si scatena sempre più violenta sulla pelle e sulle spalle dei più deboli e indifesi, mentre si annulla, fra lodi Schifani e Al Fani e leggi (?) ad personam, nei confronti dei più forti. “Proletari di tutto il mondo unitevi: non avete da perdere altro che le vostre catene” (Karl Marx, 1848)
Intanto l’Egoarca che si autodefinisce il più buono, il più bravo e il più amato degli ultimi 150 anni di storia italiana, si proclama anche “il più perseguitato di tutti i tempi di tutta la storia umana” (sic!). E’ vero: infatti gli sono contro la moglie (che la sua frequentazione di minorenni e prostitute ha costretto a chiedere il divorzio); la figlia (che gli chiede di essere equanime nella spartizione della torta coi figli di vari letti – ma non è cattolico apostolico ecumenico romano? - ); il Presidente della Camera (in forte rimonta progressiva da fuoriuscita definita dal fascismo di provenienza); la Corte Costituzionale (bolscevica che gli elimina l’amorevole lodo Al Fano ad personam che gli garantiva immunità e impunità totale e assoluta); la Magistratura (notoriamente comunista da sempre); il Presidente della Repubblica (anche lui notoriamente comunista da sempre); i giornali (comunisti, complottardi, calunniosi e criminosi oltrechè comunisti – i pochi non ancora da Lui posseduti -); la TV (prevenuta pregiudizialmente e comunista: ma Mediaraiset non è tutta sotto il suo controllo o per proprietà diretta o per dominio politico?); la stampa estera (diretta e sobillata da La Repubblica); l’Unione Europea (che si ribella al suo patetico tentativo di censurare le comunicazioni dei commissari che lo criticano); la CEI (che non ha gradito l’eliminazione del direttore de L’Avvenire Boffo, (s)travolto dalle calunnie ingiuriose del suo dipendente Feltri, direttore de Il Giornale, proprietà di famiglia); la Chiesa (che deve fare un pò finta di scandalizzarsi per divorzi, frequentazione di minorenni e rapporti con prostitute). Lui è perciò convinto che tutto il mondo ce l’abbia con lui, per “invidia” e cattiveria (ha detto pure questo!). Non conosce Freud, ma anche ignorandolo è possibile che – almeno per un momento - non riesca a pensare che forse è proprio lui ad avercela con tutto il mondo? (quello che non vuole inchinarsi ai suoi piedi in totale adorazione come fa l’esercito sciocco e/o interessato dei suoi servi e servitori Fede(li), sodali e sicofanti, nani e ballerine, minorenni e prostitute). Usque tandem?
Invito tutti a leggere l’ottimo articolo di Giuseppe D’Avanzo a pagina 1 de La Repubblica del 20 ottobre 2009 “Chi tocca i fili muore”. Riassumo brevemente: il premier, convinto di essere il bersaglio di un complotto internazionale causato dall’invidia del gigantesco spaventoso agglomerato di potere politico-mediatico-burocratico-plutocratico di cui dispone, si difende scatenando e sguinzagliando i suoi cani da caccia e da guardia alle calcagna dei suoi nemici L’ultimo colpevole è il giudice Mesiano che lo ha condannato a pagare un rimborso di 750000 euro per le truffe subite da De Benedetti per le sentenze taroccate e comprate da Previti, suo avvocato ed amico, condannato per questo a sei anni di galera mai scontati grazie all’emanazione dell’ennesima legge ad personam, in questo caso a favore del sodale. La sua giornalista (?) del suo TG5 della sua Mediaraiset sbeffeggia il giudice (spiato di nascosto dalle telecamere del padrone) responsabile di indossare calzini di colore turchese (è la colpa più grave che la sventurata riesce ad individuare nonostante il suo killeraggio telemediocratico baronale). “Chi tocca i fili della comunicazione – e quindi della politica e degli interessi dell’Egoarca – mette in gioco la sua reputazione, la sua dignità, il bene più prezioso: il suo buon nome”.

I calzini turchesi del giudice Mesiano

ANTEFATTO. Il 3 ottobre 2009 il giudice Mesiano emette una sentenza di condanna a carico della Fininvesta di Berlusconi a pagare 750 milioni di euro di risarcimento a favore della CIR di De Benedetti a conguaglio dei danni subiti venti anni prima a causa della sentenza taroccata e fraudolenta emessa dal giudice Metta pagato dall’avvocato Previti, amico e sodale di Berluskoni, nonchè, per questo, anche ministro della difesa nel Berlusconi 1° del 1994. Il pregiudicato Previti Cesare sta scontando per questo reato, infamante in particolare per un avvocato, oltre che per il giudice, la condanna a sei anni di detenzione, anche se non ha fatto nemmeno un giorno di galera, perchè il suo amico e datore di lavoro Berluskoni gli fece una leggina ad personam – in cui l’Autocrate è specialista e super specializzato – che esclude gli ultrasettantenni dal carcere (guarda caso il Previti li aveva compiuti pochi giorni prima del varo della provvidenziale legge ad personam!).
IL FATTO. L’Egoarca Telemediocratico padrone della Fininvest nonchè capo del governo reagisce imbufalito fuori di senno sproloquiando di se stesso come “il più bravo presidente del consiglio degli ultimi 150 anni della storia italiana” dall’Unificazione e dall’Unità ad oggi e dell” uomo politico più perseguitato di tutti i tempi e di tutta la storia umana” (sic!). Finisce i suoi proclami golpisti e sovvertitori della legalità repubblicana al grido di “W l’Italia! W Berlusconi!”: nemmeno Benito Mussolini, Duce del Fascismo al massimo della sua potenza e del suo consenso aveva mai osato autoinneggiare a se stesso gridandosi da solo “W il Duce! W Mussolini” pur gridando sempre “W l’Italia”! Il (super)duce(tto) di Arcore ha avuto anche la vergognosa impudicizia e l’ignobile sfrontatezza di preconizzare letteralmente e testualmente che “sul giudice Mesiano ne vedremo delle belle”. Infatti a stretto giro di killeraggio mediatico e assassinio televisivo i suoi sicofanti, servi, servitori e lacchè delle sue televisioni omicide al servizio della lesa maestà dell’Egoarca, mandano in onda sull’ammiraglia TG5 un “servizio” osceno, miserabile, miserrimo, criminoso e delinquenziale sul giudice che viene pedinato vigliaccamente di nascosto mentre passeggia in una giornata libera da impegni di lavoro, attendendo alle sue attività personali quotidiane. La giovane irresponsabile mentecatta giornalista prezzolata al soldo del suo padrone nonchè capo del governo ad suam personam ad interim, non potendo riscontrare fraudolentemente alcunchè di negativo addebitabile in nessun modo all’ingiustamente e illegalmente perseguitato giudice Mesiano, sottolinea riprovevolmente scandalizzata che “il magistrato si permette di andare in giro con calzini di color turchese, assolutamente inadatti alle aule di un tribunale”. 1) A parte il fatto che ciascun frequentatore di palazzi di giustizia è ancora libero di mettersi – o non mettersi – calzini di qualsiasi colore a suo piacimento, visto che non esistono ancora – allo stato dei fatti – normative che impongano l’uso – o meno – di calzini e tanto meno di quale colore; 2) il giudice era seduto su una panchina dei giardini pubblici di Milano in un giorno libero dal servizio e quindi...L’enormità demenziale e delinquenziale della vendetta del Despota Megalomane Narcisista Provocatore è talmente esagerata e insostenibile che scatena una sacrosanta reazione a difesa dell’innocente magistrato unicamente colpevole di avere svolto – bene – il suo lavoro, tanto che lo stesso Unto del e dal Signore è costretto a prendere le distanze dalla sua giornalista e dal (dis)servizio della sua Mediaraiset. Proclama solennemente, nell’incredulità e fra le risate di tutti, che Lui “non c’entra niente e nulla ha a che fare con la vicenda” (SIC!), mettendo perciò definitivamente la firma sotto il misfatto: excusatio non petita, accusatio manifesta, anche volendo lasciare almeno per una volta in pace il grande padre Freud e le sue teorie probatorie e accusatorie di questi fenomeni di proiezione da manuale. Eppure il Grande Acrimonioso aveva già ordinato al suo Popolo della Libertà (quale?) di scendere in piazza a difesa delle sue aziende che Lui confonde e identifica col bene della Nazione, incoerentemente sostenuto nel minacciare sfracelli rivoluzionari, proprio dal suo amico e collega Bossi che con la bandiera della stessa Nazione Italiana ha sempre affermato testualmente e letteralmente “di volercisi pulire il culo”. Come fanno questi due a stare insieme, visto pure che nel quinquennio 1996/2001, dopo il fallimento del primo governo in comune Berluskoni I, si sono smerdati senza ritegno e senza la minima pietà, mentre già inciuciavano nella (ri)costruzione del Berluskoni II con cui vinsero incredibilmente le elezioni del 2001?
Comunque vendita dei calzini di colore turchese sta avendo giustamente un’impennata eccezionale in questi ultimi giorni di ottobre, perchè tutti ci tengono, in questo modo ironico e civile, a esprimere solidarietà e appoggio al bravo giudice Mesiano, vittima senza colpa di questo gravissimo attaco squadristico telemediatico, ordinato dal Super Boss di Palazzo Chigi Al Tappone IV.

venerdì 16 ottobre 2009

Gli Editti di Sofia

Il 15 ottobre 2009, in viaggio ufficiale a Sofia (ricordate il Primo Editto Censorio Bulgaro del 2001?), l’Egoarca insiste nel dettare le regole normative di una nuova censura a danno dei (pochi) giornalisti che stanno (ancora) a schiena dritta. L’Autocrate sprofonda in una teorizzazione logico-linguistica-semantica-filosofica-metafisica sui limiti di una giusta censura, necessaria e sufficente a stroncare – una volta per tutte – l’ardire dei giornalisti contro corrente. L’Ineffabile è più bravo a raccontare barzellette, di quanto non sia capace di padroneggiare materia così delicata e sdrucciolevole e s’impantana e si avvolge in spirali mortali cercando, ad esempio, di definire il concetto di critica moderata, accettabile se non diventa smodata. Non spiega chi, come, quando, dove e perchè deve e dovrebbe stabilire così complessi confini: per l’Unto del e dal Signore, è fin troppo ovvio che il Giudice Unico e Supremo è Lui per diritto divino e popolare. In ogni modo straparla di riforma costituzionale che farà da Solo (la Costituzione prevede una maggioranza dei due terzi del Parlamento che Lui non possiede e non possiederà mai, visto che alle ultime elezioni europee di giugno ha avuto le preferenze del miserabile 4% degli italiani e soltanto il 22% degli elettori – infima minoranza di un italiano su cinque – ha votato il partito del Popolo della (se-dicente) Libertà. Il Regime Autotelemediocratico in atto da 15 anni sta formalizzando se stesso, con pretese di darsi una veste formalmente corretta e legalmente presentabile. Nessuno ricorda più il grande sociologo canadese Marshal Mac Luhan che ormai più di 30 anni or sono già ricordava a tutti che “il mediun è il messaggio” denunciando ipso facto i gravissimi pericoli che l’umanità correva per il solo affermarsi della potenza sopraffattrice della televisione e di chi la controlla. Rileggetelo, ne vale la pena!

Il Cavaliere Mascarato

Il Grande Barzellettiere, nonchè capo del governo ad personam suam, con monotona meccanicità snoda il rosario delle storielle e facezie sulle (e contro le) donne, il cui bassissimo livelloavrebbe fatto vergognare i Maestri della Battutaccia a doppio senso come Macario e Dapporto: Loro andavano pesante col repertorio da avanspettacolo di cui erano i regali signori, ma in confronto al Blefaroplstikato e Kalotrikofilo Showman Berluskoni IV, li dobbiamo ricordare celebrare come irreprensibili gentiluomini anglosassoni (loro).

"Ghe pensi mi"

A Monza, all’Assemblea degli imprenditori del 12 ottobre 2009, lo spiritosissimo Egoarca, sagace barzellettiere e autocratico dispensatore di insipide facezie, favole mediocri e improbabili battute, garantisce ai suoi colleghi che “alla democrazia e alla libertà ghe pensi mi”. D’Alema:” Preoccupante isterismo del premier”. La Repubblica:” L’imbarazzo della Confindustria. Vogliamo solo fatti e non battute” (pag. 2 del 13 ottobre 2009) Gli industriali – e non soltanto loro – applaudono: perchè?

Il burqa della Carfagna

La ministra delle Pari opportunità Carfagna ad personam, la trasmutante callipigia che esponeva orgogliosamente il proprio corpo nudo e oleato in bella mostra ed evidenza sui calendari per camionisti (senza offesa per la categoria: sto solo citando fatti), coerentemente vuole stoppare il burqa a scuola (immagino perchè copra troppo la pelle femminile, che va invece ben esposta allo sguardo di tutti: o no?) “E’ un simbolo di sottomissione” : lei ha ampiamente dimostrato che la nudità è invece simbolo di autonomia, indipendenza e liberazione della donna e quindi procede coerente nell’imporre il disvelamento del corpo delle femmine. Nelle scuole italiane, per altro, nessuno ha mai visto bambine e adolescenti chiuse nel burqa, mentre le leggi già vietano dal 1976 di andare in giro col viso coperto e quindi...E’ importante affermare il principio: panze fuori sì, burqa no! Ombelichi e mutande in bella (o brutta?) mostra sì, burqa no! Il burqa, infatti, “è simbolo di sottomissione della donna e un ostacolo a una vera politica di integrazione” (La Repubblica, pag. 9, 13 ottobre 2009) W il nudo e la sua pratica, che soli garantiscono alle femmine vera emancipazione ed effettiva libertà. Nudo sì, burqa no!

Italia "sputtanata"

Così afferma letteralmente, col solito comportamento anglosassone proprio di Berluskoni IV, il capo del governo riferendosi ai giudizi della stampa estera su di Lui, parlando alla Festa della Libertà del suo partito/azienda, rivolto al suo pseudopopolo della pseudolibertà. Il Blefaroplstikato Kalotrikofilo Autocrate accusa di lesa maestà i giornali stranieri che “sputtanando” Lui, in realtà “sputtanano” l’Italia. Queste triviali favolette e bugiarde storielle le possono trangugiare i “coglioni, imbecilli e farabutti” che lo votano: l’Egoarca non può anche pretendere che ci credano pure gli altri, tanto meno i giornalisti stranieri. A “sputtanare” l’Italia nel mondo è proprio lui che si autosputtana da sempre con le sue insostenibili omeriche bugie, manifestando le sue idee caudillesche attraverso le sue azioni riprovevoli. Proprio oggi 14 ottobre 2009, parlando alla fiera del libro di Francoforte, il presidente della Camera Fini ha sottolineato come non possa essere soltanto la stampa la causa del discredito in cui è precipitata la Repubblica Italiana negli ultimi 15 anni e marcatamente negli ultimi mesi. Berluskoni continua a non rispondere alle 10 domande che la Repubblica continua a porgli da mesi sulla frequentazione di minorenni e prostitute, ma propone 10 risposte diverse a una sola domanda (come ha conosciuto la minorenne Noemi letizia). Il Mago di Arcore continua a sputtanarsi senza rimedio, senza vergogna e senza ritegno: spero che l’autosputtanamento personale non si traduca in sputtanamento dell’Italia da lui (s)governata. Se anche così fosse, l’unico vero responsabile, ad ogni evidenza, è proprio il Cavaliere, vecchio antipatico piccolo uomo, tinto e rifatto, rancoroso e vendicativo, abituato ad essere servito Fede(lmente), talmente disabituato alle critiche tanto da ritenerle ostici attacchi inaccettabili di lesa maestà alla sua sacra persona di “Unto del Signore” e dal Popolo. Numeri alla mano, la maggioranza degli italiani aborre alla sola idea di riconoscersi, identificarsi e incarnarsi nel Megalomane (suprer)duce(tto) Telemediocratico: questo è quanto. Anche dello (eventuale) sputtanamento della Repubblica Italiana, risponde sempre e comunque l’Egoarca e ne porta tutta intera la responsabilità, insieme ai suoi servi Fede(li), sodali e sicofanti, nani e ballerine, minorenni e prostitute. E così sia

domenica 11 ottobre 2009

Scempio "super pares" (?)

Ormai gli ineffabili avvocati dell’Egoarca Senza Più Limiti sparano atomiche sempre più terrificanti e inumane. Ghedini Ma Va Là e Pecorella Ex Soccorso Rosso sono impegnati a perorare le immorali pretese dell’Autocrate Telemediocratico di fronte alla Corte Costituzionale la quale, infarcita di amici di merenda e di cene del Blefaroplastikato Kalotrikofilo capo del governo, sta decidendo (scrivo il 7 ottobre 2009) la (il)legalità del lodo Alfano che garantisce immunità e impunità al (super)duce(tto) di Arcore. I due legulei affermano senza ritegno nè remore di sorta, bronzeamente serafici, che il loro cliente è “primus super pares” e che “la giustizia è uguale per tutti, ma non la sua applicazione”! Già nel 1948, nella sua animalesca fattoria, Orwell aveva affermato l’uguaglianza di tutti i porci, ma anche che qualche porco è più uguale degli altri: qualcuno l’ha preso sul serio, purtroppo!
Lo stato di diritto è ormai ridotto a un cadavere insepolto e putrefatto per tutti, meno che per chi ha necessità e interesse di ritenere i suoi miasmi effluvi ben odorosi. Sulla dissoluzione dello stato di diritto, conseguente alla sua eliminazione telemediocratica attuata dal mago di Arcore si basa la pretesa telesquadrista di mantenere per sempre uno strapotere antidemocratico conquistato con la inaudita violenza del mostruoso conflitto di interessi berluskoniano.
Il Pentadespota incarna ormai e assomma in sè i tre poteri canonici legislativo, esecutivo e giudiziario, da sempre e fino ad oggi distinti e ritenuti fondamento dello stato di diritto, in quanto e se autonomi e indipendenti l’uno dall’altro. Aggiunge alla somma immorale, illegale ed eversiva anche il potere economico (è uno degli uomini più ricchi del mondo, anche se non ha mai voluto informarci sulle vere origini della sua plutocrazia). Infine il quinto nuovissimo mirabolante psichedelico fuorviante coloniale potere telemediatico del suo impero masmediologico.
L’avvocato dello Stato Glauco Nori, rimpinguato dalle lautissime prebende che gli devo pagare come cittadino contribuente, nega che “la Corte Costituzionale sia condizionabile”. E’ vero: non c’è alcuna necessità e nessuna possibilità di condizionarla, visto che è già strutturalmente autocondizionata pavlovianamente, al punto che almeno due membri sono da anni ospiti di Berluskoni in cene e merende conviviali, che si sono tenute anche a ridosso della emissione della sentenza di costituzionalità del lodo Alfano ad personam dell’Autocrate Telemediocratico. I due giudici “imparziali” (si fa per dire) contestati col sorcio in bocca (come dicono a Roma) hanno reagito sprezzantemente con spudorata prosopopea, affermando che loro vanno a cena con chi gli pare: per molto meno gli avvocati dell’Imperatore Universale Miglior Capo di Governo dell’Italia degli Ultimi 150 Anni hanno eliminato giudici sgraditi al Grande Bugiardo.
Concludendo: il Padrone delle Televisioni e Molto Altro, pluriinquisito per le centinaia di reati contestatigli dalla Magistratura come (im)prenditore, diventa per questo capo del governo. Per evitare processi e galera (come riconobbe lo stesso sodale Confalonieri) si fa 17 leggi ad personam che prescrivono e depenalizzano i suoi svariati reati e per sicurezza, ad abundantiam, si inventa lodi a ripetizione che lo immunizzano e lo rendono impunito e impunibile da ogni eventuale procedimento giudiziario a suo carico e ai suoi danni. Lodo 1 Schifani nel 2003, lodo 2 Alfano nel 2008 (il lodo Schifani, nel frattempo, depennato dalla Corte Costituzionale è divenuto per questo presidente del senato). La Corte Costituzionale che deve decidere della (il)legalità dei lodi, è infarcita di suoi amici di merende. L’avvocato dello stato che dovrebbe difendere la sacralità della Legge, si schiera in supina ricattatoria difesa dell’Egoarca, nel presupposto psicopatologico dell’autoidentificazione con lo Stato che l’Autocrate fa di se stesso. Il 6 ottobre il Pifferaio Magico, a sentenza ancora da emettere, scatena un golpe preventivo minacciando di riempire le piazze col suo Popolo della Libertà “coglione, imbecille, farabutto, antitaliano e antinazionale” come dice lui stesso sbagliando un pò il tiro. Il ministro Bossi e altri ministri leghisti, invitati a pranzo dal presidente della camera, prima di sedersi a tavola minacciano (se solo la Corte si azzardasse a criticare il lodo 2 Alfano) di chiamare in piazza “i Galli” pronti a un sol fischio del Padrone Leghista e del suo figliolo Trota Padana 1 che partecipa all’incontro non so bene a quale titolo (monarchia bossiana?)
Nel frattempo, ciliegina sulla torta del disfacimento dello Stato di Diritto, l’(ex?) avvocato Previti Cesare, pluripregiudicato condannato a 7 anni e ½ con sentenze definitive (che sta “scontando” affidato ai servizi sociali grazie all’ennesima legge ad personam “Niente carcere agli ultrasettantenni” regalatagli dal suo riconoscente cliente Autocefalo) risulta ancora iscritto all’albo professionale! Doveva essere stato radiato da tempo come prevede la legge e in conseguenza della sentenza di condanna per i gravissimi reati commessi. Qualcuno s’è dimenticato di farlo...W lo Stato di Diritto! Resistere! Resistere! Resistere!

In morte del lodo Al Fano

L’auspicato decesso viene comunicato alle ore 18.05 del 7 ottobre 2009 come conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale che sancisce l’illegittimità dell’ennesima legge ad personam promulgata per garantire impunità e immunità dalle sue stesse malefatte all’Egoarca Berluskoni Silvio, massone deviato matricola 1816 tessera P2 1978. Gli italiani liberi applaudono in letizia (non Noemi); quelli “coglioni, imbecilli e farabutti” (secondo la stessa anglosassone terminologia che l’Autocrate utilizza a danno di chi non lo ama) piangono disperati nel terrore che il loro Grande capo Autocefalo possa essere processato per i reati commesi nell’esercizio delle sue funzioni di (super9 duce(tto) Telemediocratico di Arcore, padrone assoluto e controllore delle televisioni e dei giornali...Peccato che una intera nazione debba perdere il tempo prezioso della sua vita a neutralizzare e rintuzzare le picconate alle fondamenta dello stato di diritto con cui Al Tappone Meno Male Che Silvio C’è da 15 anni sta abbattendo le basi stesse necessarie e sufficenti a rendere possibile la stessa esistenza di una società libera e civile...
In ogni modo la Corte Costituzionale, benchè infarcita incredibilmente di amici di merende del Blefaroplastikato Kalotrikofilo (vedi cene conviviali fra giudici della corte, ministro della giustizia ad personam detto pure lodo Al Fano e capo del governo per accordarsi sulle mosse in attesa della sentenza) ha bilanciato dignitosamente il peso, insostenibile e insopportabile, dei membri golpisti, amici del Piduista (tessera 1816 del 1978) Mago di Arcore. Ravviviamo la fiammella dela speranza, ormai quasi spenta dalle macerie dello sfascio dello stato di diritto, operato e attuato scientificamente dal Pentadespota Telemediocratico capo del governo, facitore di 17 leggi ad personam, distruttore della magistratura, plutocrate fra i più ricchi dell’intero mondo e padrone della informazione attraverso il controllo militare di TV e giornali! Meno male che Silvio può non esserci! Peccato che ci sia!

Il super maxi "perseguitato"

Nella conferenza stampe del 9 ottobre 2009 l’Egoarca, che non ha ancora bene incassato il colpo della sentenza di illegittimità costituzionale del suo lodo Alfano ad personam (immunità e impunità dai processi), si scatena nelle sue psicopatologiche incredibili querimonie per millantate persecuzioni. Ha affermato testualmente di essere “il capo di governo più perseguitato dalla magistratura di tutto il mondo e di tutti i tempi”. Normalmente, in questi casi, si chiama in fretta il 118, ma evidentemente chi gli sta vicino non ne ha il coraggio...E si che la (ex?) moglie, pochi mesi or sono, all’inizio della denuncia degli scandali che avrebbero stroncato per molto meno qualsiasi capo di governo del mondo civile, aveva affermato che il marito “non sta bene ed è bisognoso di cure”... Intervenendo a Porta a Porta RAI 1 del 7 ottobre, l’Autocrate, fra le altre fessere, ha avuto la sfacciataggine di definire Rosy Bindi, vicepresidente della camera, che lo contrastava, “più bella che intelligente”. Proprio lui che straparla di essere adorator delle donne, ma evidentemente soltanto di quelle corrispondenti ai suoi canoni estetici di ecchio piccolo uomo, uomo piccolo, brutto, tinto e rifatto, più alto che cortese, più brutto che intelligente...

Il super maschilista se-dicente "perseguitato"

“Lei è più bella che intelligente”: così Berluskoni a Rosy Bindi che lo contraddice in Porta a Porta vesp(as)iano dell’8 ottobre 2009. L’uomo più brutto che alto, più tinto che rifatto, più antipatico che scortese, più megalomane bugiardo, si permette di continuare a trattare le donne come oggetti da comprare al suk di Marrakesh. Nonostante la scalmanata e scomposta reazione della solita compagine bolscevica, la callipigia ministra delle Pari Opportunità, brilla per il silenzio tombale del sarcofago in cui rinchiude l’intera vicenda, senza nemmeno un’epigrafe. E’ la stessa che poche settimane or sono, su comando e richiesta del Boss Sciupafemmine per antonomasia, era entrata a (bella) gamba tesa nell’agone delle notizie che ci informavano della frequentazione delle minorenni e dei rapporti con le prostitute del gentilissimo e rispettosissimo (con le donne) virile Egoarca Berluskoni IV. Le varie Brambille, Prestigiacome, Meloni, Gelmini, ministre ad orologeria ad nutum della svegli dell’Autocratico Autocefalo Capo tacciono, spero imbarazzate, ma ritengo più semplicemente complici, corrive al comportamento più becero e maschilista del loro virilissimo – ma come fanno a saperlo? – capo di governo. D’altra parte si può ben capire che possa perdere le staffe chi, come Lui, pur essendo “il più bravo in assoluto di tutti i capi di governo della storia italiana degli ultimi 150 anni dall’unificazione dello stato unitario”, è anche , tuttavia, “il più perseguitato di tutti i tempi della storia mondiale”. Lo conferma anche la figliola primogenita di primo letto Marina, per questo presidente di Mediolanum e Mondadori, che accusa De Benedetti di “essere invidioso verso il Padre non essendo riuscito a essere come Lui”. Come mai i berluskones hanno questa mania (s)travolgente di ritenere che gli altri, invidiosi, vogliano essere come loro? Chi glielo ha messo in testa? Perchè non la smettono di ridurre le brave persone, civili e oneste, a loro immagine e somiglianza? Nessuno glielo chiede: anzi diffidiamo formalmente padre e figliola dal continuare a offenderci con viltà e abominia. E si mettano d’accordo: se il padre ci definisce “coglioni, imbecilli e farabutti” come fa la filgia a pensare che vogliamo essere come lui? E’ forse un coglione, imbecille e farabutto come noi? E allora?
Marina B., in un’intervista al Corsera del 9 ottobre 2009, tesse una non credibile e non richiesta apologia delirante del padre, sottolineando “i suoi nervi d’acciaio”. Il filiale amoroso incenso profuso è decisamente (in)degno di miglior causa: abbiamo tutti assistito alle inconsulte sfuriate dell’Augusto genitore (super)duce(tto) di Arcore all’annuncio della sentenza dell Corte Costituzionale che lo privava giustamente dell’usbergo del lodo Al Fano ad personam. Lo spettacolo deplorevole del cedimento strutturale del controllo delle coordinate del comportamento psicofisico del Grande despota Autotelemediocratico è sotto gli occhi di tutti. Anche la figliola dovrebbe contenersi meglio.
Siamo decisamente arcistufi della Congrega delle Figliole dei Grandi Perseguitati. Da troppi anni ormai, Stefania figliola di Craxi, ci perseguita con le sue insopportabili querimonie in vendetta della figura paterna. Passata armi e bagagli alla destra neo(s)fascista insieme al fido ex-socialista Cicchitto (tessera 2218, Massoneria deviata P2) e a mille altri ex compagni (?), ci ammorba coi suoi attacchi viscerali che vorrebbero miracolosamente riverginare le malefatte paterne. Un Eroe buono e impavido, costretto alla fuga e all’esilio (?) dai cattivoni giustizialisti di turno: si dimentica che il babbo è e resta un pluripregiudicato con sentenze passate in giudicato per gravbissimi reati, latitante in contumacia. Adesso ci dobbiamo sorbire anche gli attacchi scriteriati della Marina che sproloquia sulle pretese qualità (?) paterne, affogata freudianamente nella visione distorta dall’amore filiale per il suo babbo, piccolo anziano uomo, frequentatore di minorenni e utilizzatore finale (?) di prostitute, che solo lei (e i pochi milioni di “coglioni, imbecilli e farabutti” che lo votano) possono vedere come Gigante Buono dal Cuore Generoso.

"Sentenza sconcertante"

Così Marina Berlusconi, figliola del padrone di Mediaraiset e capo del governo, per questo presidente di Fininvest nonchè di Mondadori, definisce la sentenza del Tribunale che il 3 ottobre 2009 condanna Fininvest a pagare 750 milioni alla CIR di De Benedetti per i gravissimi reati commessi a suo danno dal sodale Previti in combutta con magistrati corrotti. Rincara l’Egoarca:” Come si fà a chiedere cifre del genere ad una azienda in tempi come questi? Bisogna bloccare l’esecutività della sentenza”. Ma non è lo stesso Berluskoni che ha chiesto il mese scorso 3 milioni di euro di risarcimento a L’Unità e 2 milioni di euro a La Repubblica, ree di fare domande non gradite al Blefaroplstikato Kalotrikofilo telepadrone/capo del governo ad personam suam? Se l’azienda è sua, “come si fa a chiedere cifre del genere ad una azienda in tempi come questi” ? Se non è sua, si può, si può e come...Secondo la legge il pagamento deve essere immediato perchè è direttamente esecutivo, così come prevede la legge. Ma siccome da 15 anni anche le leggi le fa lui: “Bisogna bloccare l’esecutività della sentenza”: i giochi, ignobili e sporchissimi, sono fatti. All’orrore di un conflitto di interessi di cui la storia umana non conosce similitudini in nessun paese civile degno di questo nome, si aggiungerebbe la schifezza della mostruosità della retroattività che già i giureconsulti dell’Antica Roma avevano giustamente bollato di ignominia e immoralità insostenibili. Comunque si scatena ad nutum la canea montante dei Fede(li) Capezzoni, Bonaiuti, Cicchitti e compagnia (di giro) contando e cantando. Il Circo Barnum del Pifferaio Magico di Arcore minaccia addirittura la discesa in piazza del popolo della libertà (del Padrone) a difesa el suo Signore. Ormai siamo al punto inenarrabile che il padrone di Mediaraiset nonchè capo del governo, giustamente sanzionato dalla Autorità Giudiziaria, scatena la piazza dei suoi elettori contro una sentenza della Magistratura che lo colpisce in ciò che ha di più sacro: la propria borsa. I limiti della decenza più microscopica sono stati violati da tempo: chi deve e può, trovi la maniera legale e sviluppi le procedure legittime per esautorare il despota, prima che ci travolga irreversibilmente nel gorgo della sua bulimia di potere senza limiti. L’ora è già passata da tempo.

domenica 4 ottobre 2009

"Una manifestazione incomprensibile"

Così Minzolini, pseudodirettore di nomina autocratica dell’Egoarca al comando del TG1 Mediaraiset, definisce la grandiosa protesta popolare indetta in piazza del Popolo a Roma il 3 ottobre 2009 dalla Federazione Nazionale della Stampa per protestare contro la politica illiberale del Padrone Telemediocratico dell’Etere Italiano in quanto proprietario di Mediaset e padrone della RAI come capo del governo. Minzolini ama esprimere tutta la sua riconoscenza e servile gratitudine a Colui che l’ha nominato al vertice del TG1 con incredibili inaccettabili sfrontati immorali editoriali dove, senza vergogna, con la protervia degli impuniti, spara giaculatorie autogiustificative che possono convincere soltanto “i coglioni, imbecilli, farabutti” che votano Berluskoni suo amato sovrano e datore di lavoro (si fa per dire). Ieri 3 ottobre ha definito l’immensa partecipazione popolare alla protesta della FNSI “una manifestazione incomprensibile...per insediare un regime mediatico”. Oggettivamente impossibile, anche se le masse bolsceviche lo volessero: tutti i posti di comando, nessuno escluso, di Mediaraiset, sono ormai saldamente nelle mani del Padrone telemediocratico e quindi...In piena estate aveva emanato il primo editto per confermare la sua scelta di non parlare delle vicende di sfruttamento della prostituzione verificatesi nella residenza del capo del governo uso ad avere rapporti sessuali con escort di passaggio. Aveva motivato la censura giustificandola col fatto che lui non può dare spazio a dicerie che sono solo gossip e quindi non hanno dignotà di notizia (?). Ormai gli editoriali del Fede(lissimo) Minzolini appaiono essere il quarto Editto Berluskoniano, dopo il 1° di Sofia nel 2001 con cui fece fuori dalla RAI Santoro, Biagi, Luttazzi, Travaglio, Guzzanti e c. accusandoli di uso criminoso della TV; il 2° di Tirana del 2009 in cui invitò i direttori de La Stampa e de Il Corriere della Sera a cambiare mestiere (furono subito cacciati via e sostituiti) ; il 3° di Milano del 2009 in cui giornalisti e magistrati furono apostrofati col criminale epiteto di “farabutti”! Attendiamo i prossimi! Più regime di così!