18 giugno 2010. "Il premier contro Fini. "Un danno per l'Italia". Così il titolo in prima pagina de La Repubblica odierna: si evince(rebbe) che il capo del governo definisce dannoso per la nazione che lui governa il Presidente della Camera dei Deputati che esercita (o dovrebbe esercitare) il potere legislativo! Dico dovrebbe, perchè ormai l'Egoarca Autotelemediocratico ha unificato, nel suo corpo (non bello, anzi decisamente bruttissimo, ma mistico e sacro di Gran Sacerdote della Religione dell'Amore del Popolo della Libertà) tutti i poteri che la scienza politica degli ultimi 400 anni aveva saggiamente distinto e separato. Adesso l'Autocrate detiene ed assomma in sè il potere esecutivo come capo del governo; il potere legislativo perchè nomina e decide chi deve fare il deputato e il senatore attraverso la legge PORCATA (così definita dal suo autore leghidta calderoli); il potere giudiziario attraverso le leggi infami ad personam che hanno distrutto lo stato di diritto e l'autonomia della magistratura. Il Mago di Arcore ha aggiunto altri due fenomenanli poteri non previsti, nè prevedibili dagli scienziati politici illuministi: il potere economico (è il quinto uomo più ricco del mondo, avanti al re d'Arabia Saudita) e il potere incommensurabile autotelemediocratico che gli ha permesso e gli permette di controllare tutto il resto e di esercitare un controllo spietato e indecoroso su tutto e (quasi) tutti!
In ogni modo, a stretto giro di posta, come un disco rotto e incantato, il fido scudiero sottosegretario ad personam Bonaiuti smentisce irato, negando che il suo (super)Duce(tto) di Arcore abbia mai pronunciato l'inammissibile giudizio. Anzi nega pure che l'abbia mai pensato ( ma come fa a saperlo? come fa Bonaiuti a essere informato dei più reconditi pensieri del Pifferaio Magico? come fa a conoscere i misteri più riposti delle sacri sinapsi del Grande Capo Carismatico Unto del Signore?).
Per me fa testo La Repubblica, fino a prova contraria: e le smentite di Bonaiuti, per me, non fanno testo. "Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)
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