giovedì 24 giugno 2010
Invettiva funebre
Il grande intelletuale premio Nobel Josè Saramago è morto il 18 giugno 2010. L'Osservatore Romano, organo ufficiale dello stato della Città del Vaticano nonchè Santa Sede nonchè Chiesa Cattolica Ecumenica Apostolica Romana dell'Amore Universale, invece dell'epitaffio che di prammatica elogia le qualità del deceduto, si è incanaglito in una ignobile odiosa vituperabile condanna post mortem del grande letterato. All'Osservatore non è piaciuto l'ateismo responsabile di Saramago che giustamente, da non credente, fa comunque carico a dio, qualora esistesse, di tutti i malanni del mondo, vista la sua conclamata onnipotenza vincitrice di ogni male possibile. Sulla prima pagina dell'Osservatore è ripetuto ogni giorno, da secoli, il motto "Unicuique suum", a ognuno il suo: perchè la Santa Chiesa non rimane fedele almeno al suo stesso dettato e lascia in pace lo scrittore, che ha soltanto espresso con coerenza e profondo convincimento morale, le sue convinzioni e la sua fede? Il rabbi ebreo Gesù (ammesso che sia esistito storicamente, fatto su cui non tutti per altro - vedi il sottoscritto -concordano) non mi pare abbia mai invitato nessuno a sparlare e condannare post mortem di nessuno. Ha predicato l'Amore e per questo la storia (la storia è mito e il mito già leggenda) lo ha condannato prima a morte e poi alla "resurrezione". Il rabbi ebreo Gesù non ha mai lasciato detto di sparlare di saramago: chi autorizza l'Osservatore a farlo?
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