Per commemorare l’odierna (9 marzo 2009) visita del papa in Campidoglio, il sindaco di Roma Alemanno, (ex?) fascista, ha fatto affiggere nell’aula Giulio Cesare del Consiglio Comunale, una targa di marmo che recita: “A sua santità Benedetto XVI. I cittadini romani nel giorno dedicato a Santa Francesca Romana con l’impegno di fare di Roma la capitale della vita e della solidarietà”.
Quale cittadino romano ho scritto al sindaco, non mio, Alemanno, per dissociarmi da quei “cittadini romani” che il sindaco ritiene di poter impegnare in nome del papa-re, visto che non soltanto non sono cattolico, ma neppure cristiano (nè protestante, luterano, ortodosso, valdese, metodista, mormone, testimone di Geova, ...) e addirittura non credente, ateo, agnostico, razionalista (e/o quanto altro, grazie a dio!) Perchè il sindaco di Roma fa di ogni erba della comunità romana un fascio di cittadini (forse perchè è ancora fascista?) unilateralmente e autoritariamente accomunati, schiacciati e appecoronati nell’omaggio a un capo di stato doppiamente straniero (tedesco e vaticano)? Addirittura la targa sembra affermare che “l’impegno di fare di Roma la capitale della vita e della solidarietà” fino a oggi non sia stato ancora mai messo in opera e soltanto la visita del papa possa produrlo e generarlo ab imis!
Questo equivoco ambiguo e vergognoso va rigettato con forza da tutti i cittadini romani che non hanno bisogno delle direttive papali, avallate e strumentalizzate dal sindaco, per comportarsi correttamente e difendere la proria dignità e la propria libertà di cittadini romani e italiani! Che poi la visita avvenga “nel giorno dedicato a Santa Francesca Romana” è soltanto una delle infinite interpretazioni possibili dello scorrere del tempo e delle sue ipotizzabili definizioni. La dedica vale soltanto per i cittadini romani di fede religiosa cattolica (per altro una minoranza, con tutto il rispetto dovuto alle minoranze). Non vale per i cittadini romani di fede islamica che pensano di vivere semplicemente nel XV secolo dall’Egira maomettana; non vale per i cittadini romani di fede ebraica che sono sicuri di vivere nel V millennio successivo alla creazione del mondo; non vale per gli atei come me che possono accettare ogni convenzione temporale possibile, purchè decisa su basi razionali e scientifiche e non per affermare l’apologia di una religione sulle altre!
Contesto perciò e rigetto con convinzione la prepotenza di un sindaco che vorrebbe imporre (e di fatto impone ai cittadini che dovrebbe rappresentare e che di fatto non o molto malamente rappresenta) una osservanza dogmatica ai calendari di una delle tante religioni di cui il mondo e Roma fino a oggi, hanno dovuto sopportare la prepotenza e la violenza! Lo Stato Papalino della Chiesa Cattolica Apostolica Ecumenica Romana non è stato ancora esteso alla città di Roma e all’Italia: il sindaco di Roma pro tempore ne tenga conto e non offenda i cittadini di Roma e della Repubblica Italiana che ricordano la breccia di Porta Pia come il giorno della liberazione dell’Urbe dall’oscurantismo e dall’ignoranza antiscientifica e irrazionale della reazione clericale e autoritaria!
Mi fa piacere sottolineare che le cronache cittadine relative alla visita papalina riportano e fanno cenno soltanto a un migliaio di fedeli presenti per assistere alla cerimonia. Decisamente molto pochi, anzi pochissimi, data l’importanza riservata all’avvenimento: la mancanza di pecorelle testimonia ampiamente che quelle del papa (e di chi lo serve) è una vox clamans in deserto. Anche per questo la Chiesa cattolica Apostolica Ecumenica Romana dovrebbe manifestare maggiore umiltà e più rispetto per i diversi valori di tutti, abbandonando definitivamente posizioni prepotenti e pretese trionfalistiche ormai non più suffragate dai fatti e comunque sempre riprovevoli moralmente, tanto più per la chiesa che pretende di testimoniare in terra a nome di dio, amore, carità, comprensione e fratellanza per gli altri.
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