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lunedì 13 aprile 2009

Il papa contro Nietzsche

Durante la messa del giovedì santo Benedetto XVI ne richiama la figura stigmatizzandone il pensiero :” Ha dileggiato l’umiltà e l’obbedienza come virtù servili, mediante le quali gli uomini sarebbero stati repressi. Ha messo al loro posto la fierezza e la libertà assoluta dell’uomo...(Nietzsche) rappresenta la superbia distruttiva e la presunzione che disgregano ogni comunità e finiscono nella violenza”.
“Ora, al di là del fatto che l’opera di Nietzsche è un autentico puzzle, un subisso di frammenti e aforismi la cui combinazione in una dottrina d’insieme è tutt’altro che assodata, sarebbe un peccato non approfondire gli spunti che vengono da queste critiche con qualche domanda. Ed è meglio prendere Nietzsche non per le risposte che dà, ma per le domande che pone. Primo: dopo che la storia ci ha insegnato che spesso il possesso della Verità produce fanatismo e che un individuo armato di Verità è un potenziale terrorista, vien fatto di chiedere: il relativismo e il nichilismo sono davvero quel male radicale che si vuol far credere? O essi non producono forse anche la consapevolezza della relatività di ogni punto di vista, quindi anche di ogni religione? E allora non veicolano forse il rispetto del punto di vista dell’altro e dunque il valore fondamentale della tolleranza? C’è del bello anche nel relativismo e nel nichilismo: inibiscono il fanatismo”. (Franco Volpi,pag. 47, La Repubblica 10/4/09)
Insomma quando il papa la smetterà di proporre e imporre la sua verità come la Verità Assoluta, sminuendo, relativizzando e negando il valore delle altre verità diverse dalla sua, sarà sempre troppo tardi per chiedere scusa all’intelligenza umana per le colpe accumulate in duemila anni di storia sciagurata. Il cristianista Hitler Jugend Benedetto XVI la smetta di offendere valori, culture e credenze diverse dalla sua: ci guadagnerà anche lui e la sua chiesa che oggi, proprio per questo, non devo, non voglio e non posso rispettare quando pretende – sempre più – di impormi i suoi discutibilissimi valori addirittura con la forza delle leggi dello stato in cui vivo. Secondo lui la mia vita è un dono di Dio e quindi ordina alla Repubblica Italiana (Stato Pontificio Papalino?) di impormi per legge il rispetto di una legge divina che per me ha la stessa realtà della Befana e di Babbo Natale. Nemmeno io mi sogno di vietare ai bambini di credere in loro, ma certo sarebbe ridicolo volerlo imporre agli adulti: o no? Io non impongo a nessuno di non morire rimanendo attaccato a tubi, sondini e macchine, ma pretendo rigorosamente lo stesso rispetto che mi riconosca e mi lasci l’assoluta libertà di disporre della mia vita e della mia morte, del mio corpo e della mia “anima”. A gatti, cani e cavalli che non possono guarire dai loro malanni il veterinario fa una iniezione liberatoria di ulteriori dolori e sofferenze inutili: perchè agli animali umani questo non è concesso? E’ un ordine di Dio? Ma non ò lo stesso che ordina ad Abramo di ammazzare l’unico figlio Isacco immolandolo in suo onore e in sua obbedienza? Fino a quando dovremo sopportare queste sconcezze morali, questo ludibrio etico e queste illogiche, irrazionali, dilemmatiche e contraddittorie argomentazioni?

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