Con raccapriccio e disperazione ho ascoltato in diretta, umiliato e avvilito, lo sproloquio megagalattico sparato dal despota telemedioautocratico di Mediaraisetpopolodellalibertà, a chiusura del congresso ad personam (suam) del 29 marzo 2009. Ha offeso gratuitamente – come sempre e di più – l’opposizione, rea di non accordargli e corrispondergli la fiducia richiesta e pretesa, da padrone a servo, così come è abituato e gli viene naturale per l’a plombe anglosassone che lo contraddistingue.. Ha chiesto provocatoriamente ai dipendenti pubblici – che hanno il privilegio di non perdere il loro posto di lavoro (clamorosa falsità) – di non tesaurizzare le gigantesche rendite parassitarie che sono in grado normalmente di accumulare con il loro lautamente pagato lavoro, ma spenderle mantenendo il loro famigerato altissimo tenore di vita spendaccione e voluttuario (altro che il suo, che è soltanto l’uomo più ricco d’Italia e uno dei più ricchi del mondo!). Ha straparlato della libertà che da 15 anni viene invece conculcata e biecamente strumentalizzata per la costruzione di un regime sempre più ottuso, oscurantista, retrogrado, reazionario, prepotente e violento!
Gli inni finali, scanditi con cipiglio militaresco, hanno (in)deganmente siglato la conclusione di una autoapologia trionfante, melensa, stucchevole ed eccessiva durata tre giorni, con messe in scena farsesche e spropositate, degne del(lo) (stra)potere satrapico, faraonico ed autoreferenziale che il mago di Arcore ha saputo costruire, sviluppare, mantenere e affermare nell’ultimo quindicennio, grazie agli imbecilli e coglioni (termini originali del forbito e leggiadro eloquio ducesco) che lo hanno votato e lo continuano beotamente a votare.
A Franceschini, segretario del PD che gli contesta giustamente la fraudolenta partecipazione alla prossima campagna elettorale per il Parlamento Europeo (visto che dovrà dimettersi un minuto dopo essere stato eletto per incompatibilità di cariche) risponde che “sarebbe bello se anche lui facesse lo stesso”. E nemmeno risponde all’accusa di sperperare ben 500 milioni per indire il referendum sulla legge elettorale che non piace alla Lega in un giorno diverso dalle elezioni europee, negando l’election day favorevole ai votanti (oltre che e soprattutto alle esangui e dissanguate casse dello stato). Esalta “il valore della difesa della famiglia naturale”, lui che è divorziato e quindi bigamo, oltre che coautore dell’aborto della seconda moglie pur stradichiarandosi supercattolico agli occhi del papa e del loro dio! Declama di voler “mettere la persona prima dello stato” e fa approvare la legge immonda, illiberale e antiliberale, da stato etico, del testamento biologico che impone a tutti i 60 milioni di italiani di vivere e morire come pretendono i dettami catechistici di Santa Cattolica Ecumenica Apostolica Chiesa Romana! Afferma orgogliosamente di avere “introdotto la vera moralità del fare”. Ha infatti fatto eleggere deputato Cuffaro, che si era dovuto dimettere dalla presidenza della regione Sicilia dopo essere stato condannato in primo grado a 5 anni di carcere per attività di mafia. Ha fatto eleggere anche Fitto e lo ha nominato addirittura ministro, dopo le dimissioni da presidente della Regione Puglia, inquisito e incarcerato per malversazioni. Ha fatto elegere deputato il suo medico personale Scapagnini, travolto dal fallimento del comune di Catania che l’insigne sodale aveva retto (si fa per dire) per due legislature, portandolo velocemente al completo totale assoluto fallimento. La Magistratura Rossa, Pazza e Prevenuta, lo sta addirittura indagando per questo...
“Quelli che rimproverano a Berlusconi di essersi fatto eleggere Capo con un applauso populistico, anzi chè con una democratica alzata di mano, non si sono resi conto che non stavano assistendo a un’assise di partito, ma a un nuovo programma televisivo, il “Silvio Show”, spettacolo in tre serate ideato, diretto e condotto dal vero re della tv italiana. Berlusconi ha scritto il copione, ha suggerito la scenografia, ha selezionato le comparse, ha scelto le musiche, ha presentato gli ospiti, ha galvanizzato il pubblico. E ha vinto alla grande. Sommando gli ascolti con i collegamento con i tg, ha fatto più audience del programma concorrente, che era – l’abbiamo capito tutti – “Miss Italia”. Solo che per vincere a Salsomaggiore bisogna essere donna, rispondere alle domande della giuria e affrontare il televoto. Tre regole che non varranno mai, al “Silvio Show”. (Sebastiano Messina, La Repubblica pag. 8, 31/3/09)
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