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domenica 13 febbraio 2011

Le amene lapalissiane banalità del papa

13 febbraio 2011. Nella predica odierna il Pontefice Massimo di Santa Romana Chiesa Cattolica Apostolica Ecumenica, nonchè Capo Assoluto della Teocrazia Vaticana Zuava Pontificia ha ripetuto l'ennesima ovvia insulsaggine, spacciata per Verità di profondo significato:" E' doveroso domandarsi se una società più solidale e fraterna, più coerente nell'amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto". Si riferiva alla morte dei quattro fratellini Rom bruciati vivi nella loro baracca, che Alemanno, sindaco di Roma, aveva promesso bugiardamente di eliminare, vincendoci le elezioni. E' ovvio e banale che in una società più giusta e non berluskonizzata i bimbi Rom non sarebbero morti in modo così atroce. Ma nulla c'entra il cristianesimo che, con le sue mostruose nefandezze storiche di ignobili violenze e schifose prepotenze, non è certo garanzia di solidarietà, fraternità e amore: Benedetto XVI non può far coincidere la Morale coi suoi valori cristiani, rispettabili se e quando lo sono, ma non necessariamente condivisibili e anzi necessariamente condannabili, quando impongono volontà immorali, come la storia bimillenaria del cristianesimo costantiniano, cesaropapista e simoniaco dimostra in modo evidentissimo.

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