La ubris dell’ubriacatura politica del padrone di Mediaraiset (e molto altro), lo porta ormai e lo induce coattivamente a comportamenti sempre più bassamente caporaleschi e da ignobile caporalato. Il superducetto di Arcore si è autoconvinto di essere l’Unto del Signore e il Demiurgo del Popolo (della libertà?), pur non avendo nemmeno raggiunto il 50% dei voti all’interno dell’80% complessivo dei votanti. Insomma il mago di Arcore ha trasformato la zucca del terzo degli elettori coglioni che lo hanno votato, nella carrozza virtuale della se-dicente stragrande maggioranza di chi gli avrebbe dato il potere. Su questa base di minoranza minoritaria della popolazione assume comportamenti sempre più pseudoduceschi, da caudillo sudamericano, da macellaio alla Pinochet e alla Videla, nella convinzione del supporto convinto delle masse coglione e masochiste che adorano farsi illudere da proclami truculenti e stupefacenti, senza alcun controllo e nessuna corrispondenza con la realtà fisica e materiale. Da tempo ha teorizzato esplicitamente la minore età mentale dei coglioni che si fanno abbindolare dai servi sciocchi e vigliacchi delle sue televisioni Mediaraiset: i fatti sembrano dargli attualmente ragione. Spero faccia la fine della rana scoppiata per volersi comparare al bue per autogonfiamento. Intanto continua a emanare proclami tanto roboanti, quanto falsi e bugiardi nella loro stessa possibilità di attuazione. Oggi 22 ottobre afferma che convocherà il ministro degli Interni ad personam, per ordinargli di fare intervenire la polizia a sgombrare scuole e università dagli studenti che giustamente le occupano per protestare contro le pseudoriforme della ministra all’istruzione ad personam. Si è dimenticato di ricordare che l’intervento della polizia nelle università e nelle scuole lo possono chiedere soltanto i rettori e i presidi, che finora non l’hanno fatto e che, al momento, hanno dichiarato di non avere alcuna intenzione di farlo.
Il regime berlusconiano ad personam suam è passato dal trotto al galoppo e la speranza è che il cavaliere finisca disarcionato dalla sua stessa foga scomposta e dalla sua medesima ira padronale, eccitata e incitata dalla mancanza di corrispondenza di amorosi sensi col popolo lavoratore che lui amerebbe ai suoi piedi come i tanti dittatori, quelli veramente “grandi”, che la storia umana ci ha già imposto e propinato tragicamente con sistematica micidiale continuità.
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