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venerdì 3 ottobre 2008

Domanda banale

“La domanda è banale ma è sempre la stessa ed è cruciale: poiché nessuno obbliga un eventuale “cattolico” timorato…” (Michele Serra, La Repubblica 2 ottobre 2008, pag.34) a divorziare, ad abortire, a inneggiare alla Ragione, a negare dio, a sbattezzarsi, a rifiutare cure inutili, - dolorose e contrarie alla dignità umana così come definita dal pensiero laico, illuminista, eventualmente laicista ed anticlericale - , a suicidarsi, a cambiare religione e chissà quante altre “…perché mai costui (il Cattolico Timorato) si sente istintivamente portato a impedire ad altri…” di divorziare, abortire, ecc., ecc., ecc.? Attendo risposte, semplici, chiare, esaurienti ed esaustive che non ci saranno perché i depositari della Verità del Bene, non solo non scendono a patti con chi teorizza e pratica l’Errore del Male ma tendono, con malvagia, perfida e violenta prepotenza pedagogica, a imporgli con la forza il riconoscimento del proprio Credo.
“Dove sono coinvolte questioni religiose, gli uomini si rendono colpevoli di ogni sorta di disonestà e di illecito intellettuale”. (Sigmund Freud, L’Avvenire di una Illusione).
Il cardinale Bellarmino che istruì il processo a Giordano Bruno, dal quale il frate panteista fu letteralmente incenerito, afferma con assoluta apodittica autoreferenziale assiomatica dogmatica autocratica certezza :” Se anche il papa errasse comandando dei vizi e proibendo delle virtù, la Chiesa è tenuta a credere che i vizi siano buoni e le virtù cattive”. (De Romano Pontifice, IV, 2)

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