La villa di Arcore, che il (super)duce(tto) autotelemediocratico ha trasformato in sede ufficiale del capo del governo con tutte le prerogative e i privilegi conseguenti fin dal 2004 come prevede la legge, è ormai l'oggetto del desiderio e/o della ripulsa degli italiani che amamno e/o odiano il Sultano. I berluskoglioni e berluskimbecilli, il cui cervello è stato ben ripulito dala lavatrice mediatica di Mediaraiset e compagnia cantando, sono stati ormai convinti a vederla come un ritiro monastico della casa delle Orsoline, virginale sacrario della virtù di pudiche fanciulle minorenni come la marocchina Ruby, nipote dell'egiziano Mubarak (che per altro bene non se la passa: secondo me ruby e Berluskoni portano jella...) la cui professione di ladra e prostituta è soltanto la favola del fango infamante gettatole addosso dai bolscevichi inquisitori e pedofagi...
Chi non ama - e mai ha avuto motivo alcuno di amare il Despota e i suoi antipatici familiari e sodali - come me, è arciconvinto, sulla base dei dati di fatto eviscerati dalla magistratura competente (checchè ne dica la schiera dei legulei capitanati da Capitan Fracassa Ghedini Ma Va Là) che la villa di Arcore e le altre magioni non siano propriamente il ricettacolo dell'eleganza strombazzata dall'Egoarca Autocrate e Prepotente. Casa privata, ma anche di governo e di rappresentanza governativa per volere dispotico del ridicolo Conducator della Brianza, la villa di Arcore fu acquisita negli anni settanta dal duetto Previti/Berluskoni sfilandola per quattro soldi alla ingenua legittima proprietaria, giovanissima, indifesa e sfortunata figliola della coppia diabolica dei nobili Casati (il padre uccise la madre e il suo amante, sparandosi col fucile da caccia). E' stata per anni anche l'abitazione del mafioso Mangano, suo factotum di fiducia, mediatore di affari con Cosa Nostra, mai smentiti e non smentibili, eroificato ufficalmente e pubblicamente dal mago di Arcore e dal suo sodale braccio destro dell'Utri, che risulta - al momento - condannato con sentenza confermata in secondo grado - a sette anni di reclusione per partecipazione mafiosa. La villa, postribolo ufficiale e lupanare istituzionale del e per il Sultano, fino a prova contaria, è divenuta - oggettivamente, in base alle risultanze giudiziarie a nostra conoscenza, nonostante la censura berluskoniana, - ricettacolo di giovani baldracche e peripatetiche minorenni orsoline depravate offerte alle voglie del drago veronichiano per il suo sollazzo e quello dei suoi corifei aziendal-partitici-mediatici. (H)ar(d)core: in nomen est omen, come non mai! Povera Italia, gran bordello!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento