19 febbraio 2014. Nelle consultazioni coi partiti, l'autocandidato Renzi alla guida del governo, concede la teleripresa in diretta dell'incontro richiesto da Grillo. La messa in scena sarebbe divertente, se lo spettacolo si riducesse alla piacevole sceneggiata di un (non) dialogo fra sordi, quale è: due uomini di palcoscenico e di successo, che sanno (man)tenere la scena e vogliono comparirvi come primi attori e mattatori.
La tragedia è che uno è il segretario del PD con velleità di governo e l'altro creatore dal nulla della prima forza politica (?) uscita dalle votazioni del febbraio 2013, nefaste come le ha volute e le vuole il Sultano di (H)Ar(d)core, con la sua legge porcata del 2006!
La politica come soluzione possibile dei problemi dei cittadini è morta, ammazzata dagli interessi dell'Egoarca Autotelemedioplutocraticomassonico e dalla supina, stupida, deleteria, complice, demenziale, criminosa, criminogena e criminale acquiescenza del PCI-PDS-DS-PD. Ci restano tre extraparlamentari ai vertici dello stato, che recitano la parte dei se-dicenti salvatori della patria, essendone i definitivi tragici e drammatici affossatori.
Un (finto) sindaco in carriera, un geniale uomo di spettacolo e un criminale pregiudicato in attesa di altre giuste sacrosante condanne per reati vergognosi, commesi nel sovvertimento di ogni legge e di tutte le regole di qualsiasi convivenza sociale possibile, si contendono il proscenio.
Il popolo si gratta e/o partecipa ignaro dell'abisso nel quale lo stanno sprofondando i malmostosi prevaricatori di ogni ordine costituito. "Odiare i mascalzoni è cosa nobile" come dice Quintiliano e anche prenderli a calci nel culo, come dice la mia ironica amica Angela.
Berluskafarabutti, berluskoglioni e berluskimbecilli da una parte, utili e inutili idioti dall'altra, applaudono incoscenti nell'atmosfera di cupio dissolvi da ultimi giorni di Pompei che ci sta inghiottendo tutti senza pietà dei giusti e dei probi. Leggi in proposito l'ottimo articolo di Sebastiano Messina su La Repubblica del 20 febbraio che si conclude così:" ...appena si accende la luce rossa della telecamera il velo dell'opacità avvolge ogni cosa reale e ognuno dei protagonisti finge di essere quello che non è , e magari dice quello che non pensa, non per dialogare con chi gli sta davanti ma per incantare chi stà fuori, davanti alla tv. E allora le consultazioni diventano co-insultazioni e l'unica cosa trasparente è l'imbroglio dello streaming".
E anche:"...occuparsi dell'altro, uscire di casa, andare a trovare qualcuno o a vedere qualcosa, affidarsi alla rassicurante potenza della vita materiale e dimettersi, almeno per un pò di tempo, dal ruolo di spettatore. Se è questo lo scopo della politica "in streaming", è uno scopo molto vicino". (Michele Serra, La Repubblica 20 febbraio 2014)
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