"E' stato approvato alla Camera un obbrobrioso testamento biologico. Probabilmente contiene disposizioni anticostituzionale. Ma indipendentemente dai rilievi del capo dello Stat al momento della firma e dagli accertamenti di costituzionalità della Corte, questo è uno dei casi in cui la società civile e le forze politiche sensibili ai temi di libertà debbono mobilitarsi e lanciare il referndum abrogativo. Subito, prima ancora che il senato completi l'iter parlamentare della legge. La libera stampa parteciperà a questa mobilitazione. Noi di Repubblica certamente ci saremo." (Eugenio Scalfari, La Repubblica 17/7/11)
Il problema, purtroppo, è ancora più grave di quello posto dall'ottimo Scalfari. Non dobbiamo infatti fare della validità o meno dello pseudo testamento biologico un problema di maggioranza e/o minoranza, come se il valore della legge dipendesse dal numero dei citadini che sono - o meno - d'accordo. Qui si tratta dei diritti inalienabili e irrinunciabili, come direbbe la Santa Romana Ecumenica Cattolica Apostolica Chiesa Vaticana Zuava Pontificia Talebana. Se anche fossi soltanto io a volere esercitare il mio diritto inalienabile e indiscutibile di decidere del(la) fine della mia vita, questo deve essermi assolutamente garantito dallo stato democratico, laico e di diritto di cui faccio parte, anche e soprattutto se gli altri 59.999.999 concittadini volessero decidere diversamente da me. Io infatti non discuto il loro diritto a morire come ritengono più opportuno e come la loro chiesa - che io non riconosco e nella quale non mi riconosco - ordina loro di fare. Per questo mi devono consentire il medesimo esercizio dell'identico diritto di libertà che io riconosco loro: altrimenti si torna indietro di secoli, alle guerre di religione e al totalitarismo degli infami stati etici, di cui la Chiesa Cattolica è modello ignobile e mai superato. Amen!
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