9 luglio 2011. Dopo ben venti anni si avvia a conclusione la tristissima vicenda della truffa berluskoniana per l'acquisto fraudolento della Mondadori e il tribunale lo condanna al pagamento di una penale di 560 milioni per aver taroccato la sentenza comprandosi il giudice Metta attraverso l'interessamento del suo avvocato Previti, già ministro ad personam della difesa nel I (s)governo Berluskoni del 1994 e quindi condannato anche lui a sette anni di galera, ovviamente mai scontati in carcere, ma ai comodissimi pseudo arresti domiciliari.
Si scatena l'inferno delle dichiarazioni rabbiose in libertà di parenti e servi. "Forsennata aggressione" la figliola Marina che vede intaccata l'argenteria di famiglia. "Esproprio proletario, uno scempio, una vendetta" il sodale Quagliarello, già presidente della corte costituzionale (ma i giudici non sono tutti comunisti?). "Sentenza sovietica" l'ameno Cicchitto, ex piduista e quant'altro...
Ad ogni evidenza i fatti - che risalgono a venti anni fa, quando Berluskoni ancora non aveva avuto bisogno di spacciarsi per politico - con la politica non c'entrano proprio niente, ma tant'è. Adesso la vagonata dei suoi avvocati, fatti assumere come deputati e quindi pagati dal sottoscritto sottoposto, proprio in questi giorni, al massacro sociale riservato al ceto medio-basso al quale mi onoro di appartenere, sta tentando, con ogni mezzo, di inventarsi qualche scorciatoia pseudolegale per bloccare il pagamento.
E mentre l'Italia affonda come il Titanic - lo dice il ministro dell'economia Tremonti, accorgendosi all'improvviso che siamo naufraghi dopo anni di rassicurazioni mendaci - il cosiddetto capo del governo padrone delle ferriere telemediocratiche, si chiude in casa a parlare coi figli delle sue aziende e del rischio che corre di dover pagare finalmente una sanzione più che meritata!
"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)
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