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domenica 11 luglio 2010

(La) Vespa e il cardinal Bertone

10 luglio 2010. Bruno Vespa, camerlengo e Gran Vizir di "Porta a Porta", terza camera dello stato ad personam dell'Ineffabile Sultano Al Tappone, organizza una cena per festeggiare i suoi 50 anni di "giornalismo". Convergono nella sua magione romana il Caimano capo del governo con la non gentile figliola Marina, il suo sottosegretario ad personam Letta, Mario Draghi governatore della Banca d'Italia, l'indagato e imputato super banchiere Geronzi e l'ex presidente della camera Casini attuale capo dell'UDC, tutti con consorti. Salvo il cardinale Bertone che non può accompagnarsi ufficalmente con alcuna signora visto lo stato celibatario di cui gode. Soltanto Michele Serra, in modo soave e fin troppo leggero, sottolinea il fatto inaudito che a tutti, nell'Italia pretofila di Berluskoni, sembra ovvio e normale: cosa ci fa un capo di governo estero in questa congrega di italiani responsabili della vita politica ed economica della nazione di cui sono - purtroppo - ancora cittadino? Perchè è stato invitato anche l'unico straniero, capo del governo dello Stato della Città del Vaticano? Non era bastato l'incontro preventivo dell'immarcescibile sottosegretario Letta col cardinale Bertone in Vaticano per chiedere il permesso di discutere senza la sua presenza affari di stato (nostro) senza ingerenze straniere? Certo Vespa a casa sua invita chi......gli pare, ma il capo del governo non farebbe meglio ad astenersi da queste rimpatriate ambigue ed equivoche, eterodosse ed extraistituzionali? Per Bertone e i suoi (in)degni pretofili è naturale che un potere religioso, quello della Santa Chiesa Cattolica Ecumenica Apostolica Romana, nonchè Stato della Città del Vaticano, considera ovvio amministrare la politica di due stati, italiano e vaticano. Per me è oltraggioso, ignobile, immondo, schifoso, servile, indecente, inammissibile, costantiniano, cesaropapista, simoniaco, infernale, inaccettabile: ma di questo non gliene frega niente a nessuno. Al momento non ci sono reazioni di alcun tipo, nemmeno da parte dei partiti di (cosiddetta) opposizione. Grazie a dio sono ateo! Etsi omnes, ego non! "Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

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