A poco più di un mese dalla sua morte il 24 febbraio 2010, nessuno ricorda Orlando Zapata Tamaio, 42 anni, deceduto nelle carceri cubane dopo 90 giorni di sciopero della fame, in galera da 7 anni per una condanna di 38 anni per vilipendio del Comandante Supremo. La morte di Zapata non on ora la ormai semisecolare lotta nazionale per l'indipendenza di Cuba dalle mire coloniali(stiche) e imperiali(stiche) del Grande Fratello statunitense, che sa anche essere pachiderma ottuso e opprimente, senza distinzioni fra governi repubblicani e/o democratici, quando si tratta di affermare il "diritto" alla supremazia nel preteso cortile di casa. Da due secoli la dottrina Monroe rinvigorita da quella del bastone e della carota, guida gli USA in operazioni di forza prepotente e illegale, in appoggio ai più ignobili levantamientos golpisti come quello del criminale assassino Pinochet, contro il legale governo dell'eroico socialista Salvador Allende. Il "democratico" Obama, premio Nobel per la pace, non ha dato finora segni di resipiscenza e il Grande Fratello continua ad occupare colonialmente la baia di Guantanamo, in spregio a ogni legalità internazionale e ad ogni morale universale. Attendiamo risposte.
Intanto a Bakuba, nell'Iran ancora occupato dopo sette anni di guerra mai terminata, il 26 marzo 2010 sono stati massacrati altri 54 iracheni, uomini, donne e bambini, in una azione che gli statunitensi e i loro lacchè, come il sottomesso e servile Berlusconi, definiscono terrorismo e altri resistenza all'invasore e all'occupazione militare straniera. Attendiamo l'intervento del premio Nobel per la pace Obama, primo presidente negro degli USA.
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