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giovedì 14 ottobre 2010

Cani italiani e bambini palestinesi

In questi giorni due distinti episodi, accaduti uno in Italia e l'altro in Palestina ( attualmente (dis)conosciuta come stato di Israele) ci riportano alle radici animali e culturali della barbarie umana, difficile da spiegare e impossibile da accettare. Soltanto quattro giorni fa, a Milano, un tassista che ha la disavventura di investire - non per sua colpa - e di uccidere un cane, viene immediatamente giustiziato dai padroni dell'animale che lo riducono in coma: sta lottando per la vita in un nosocomio ambrosiano, mentre gli amici dei quasi assassini bruciano le auto dei (pochi) testimoni che hanno il coraggio di raccontare l'accaduto alla poizia! A Gerusalemme Est, territorio palestinese sotto occupazione militare israeliana da ben 43 anni, il cittadino israeliano di religione ebraica David Beeri (direttore di Elad, organizzazione della destra talebana revanscista ipernazionalista fondamentalista razzista sionista nazista) investe e (quasi) uccide, centrandolo con la sua auto lanciatagli contro a tutta velocità (vedere per credere i filmati provvidenziali di Al Jazeera) Umran Mufid Mansur, un ragazzino palestinese di 12 ani che aveva tirato un sasso contro l'automobile. La polizia arresta...il bambino, miracolosamente sopravvissuto ma traumatizzato e con una gamba fratturata. Il colono nazisionista è libero e protesta contro la polizia che non lo protegge adeguatamente: giustamente richiede che sia la stessa polizia a sparare direttamente sui bambini palestinesi, chiaramente micidiale terrorista, senza far perdere tempo prezioso a loro, che devono inseminare, con le loro colonie infette, criminose, criminogene e criminali, l'intera Palestina che "è degli Ebrei", come afferma amorevolmente il capo di governo israeliano Netanyau. E' come se il papa, e/o chi per lui, ridotta l'Italia a stato cristiano, affermasse che l'Italia "è dei cristiani": attendo spiegazioni adeguate (impossibili?) in merito. Intanto il ragazzino palestinese dodicenne resta in carcere, con la gamba fratturata, a scontare la sentenza e la condanna, mai emesse da nessun tribunale, per aver tirato un sasso contro l'auto del colono che l'ha (quasi) ammazzato. Si tratta in fin dei conti e ad ogni evidenza, di legittima difesa: o no? E allora? "Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

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