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lunedì 31 agosto 2009

Vizi privati (di berluskoni) e pubbliche virtù (quali?)

Gli scandali incardinati alla vita “privata” del capo del governo si susseguono al ritmo sempre più (s)travolgente dei migliori crescendo wagnerianrossiniani. La tesi su cui servi e servitori del caimano martellano in questi giorni a maglio pneumatico è che la vita privata di ogni persona deve essere salvaguardata da occhi e orecchi indiscreti. Quindi non dobbiamo raccontare le bugie del Sultano in merito alla documenta frequentazione di minorenni, prostitute ed altri/e eventuali. Altrimenti si giustifica il dipendente Feltri direttore del Giornale di proprietà familiare che scrive dei supposti rapporti omosessuali (ipotizzati da lettere anonime spacciate come prove giudiziarie irrefutabili e come tali sbandierate ai quattro venti del killeraggio mediatico di famiglia) a carico del direttore de L’Avvenire, organo uffciale dei vescovi italiani.
Primo errore: i vendicativi servitori dell’Unto del Signore Santo subito, equiparano scorrettamente e surrettiziamente vizi documentati ed effettivi del loro padrone, con altri soltanto ipotizzati o del tutto inventati contro altri considerati suoi nemici.
Secondo errore: i vizi del capo del governo non possono mai essere ritenuti privati, perchè coinvolgono, condizionano e determinano la sfera delle eventuali pubbliche virtù, inficiandole e “privatizzandole” (così come si “pubblicizza” giustamente e necessariamente la privatezza dei vizi).
Inoltre un capo di governo come BerlusKoni, che ritiene il suo privato talmente pubblico da dovergli garantire per legge immunità e impunità giudiziaria coi lodi Schifani 2003 e Alfano 2008, non può anche pretendere il buio ad nutum, quando ritiene che questo gli convenga per (ri)coprire le sue vergogne.
Ormai il capo del governo del 4% degli elettori coglioni e imbecilli che ancora lo preferiscono (Elezioni Europee 2009) pensa di potersi permettere di querelare addirittura ...le domande che la poca stampa libera rimasta ha ancora il coraggio di fargli come le 10 domande che La Repubblica gli pone da mesi, senza ovviamente ottenere alcuna risposta, se non quella delle querele del suo avvocato deputato Ghedini Ma Va Là. Roba da matti: concorda anche la stampa estera, querelata insieme a quella nazionale.

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