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venerdì 7 agosto 2009

Il Berluskonistan dei mini(?) golpe a ripetizione

Il golpe è vivo, lotta contro di noi e sta assumendo un crescendo parossistico nell’apparente beota disinteresse dei più. Il Super Mago di Arcore ha intimato a tutti i “disfattisti e pessimisti” di tacere e chiudere la bocca; nell’ordine: coglioni e imbecilli che non lo votano, partiti di opposizione che non esiste, Banca d’Italia, Confindustria, OCSE, stampa nazionale (ma non è – quasi – tutta di sua proprietà diretta e/o indiretta?) e internazionale, imbeccata e eterodiretta dai gazzettini bolscevichi del Sole 24 Ore, La Repubblica e l’Unità. Incredibile, ma vero.
Il giudice della Corte Costituzionale Mazzella viene pizzicato “cor sorcio ‘n bocca” come dice il mio amico Mario: vale a dire che conferma il fatto evidente, non più occultabile, del suo invito a cena rivolto a Berluskoni, al suo ministro della giustizia ad personam Lodo Alfano, al sottosegretario alla presidenza opusdeiano Gianni Letta, ai due presidenti ad personam delle commissioni costituzionali del senato e della camera dei deputati e ad un altro giudice costituzionale suo amico. Dalla “suprema cupola della mafiosità partitocratica” di cui da decenni parla – inascoltato – Pannella non potevamo evidentemente attenderci altro: l’accusa radicale è comprovata ad abundantiam, in modo scientifico e lineare, se mai ve ne fosse stata ancora la necessità. Il buon Di Pietro, giustamente scandalizzato dalla gravità dell’accadimento, in funzione del fatto che è già stata stabilita la data entro al quale la Corte dovrà decidere la costituzionalità del lodo Alfano che garantisce impunità e immunità giudiziaria guarda caso proprio a Berluskoni, avanza il primo luglio 2009 un’interpellanza in parlamento per chiedere le dimissioni dei due giudici per evidente impossibilità di terzietà di cui dovrebbero dare prova e testimonianza nel giudizio imminente. E’ infatti evidente che cenando insieme amichevolmente per decidere sulla prossima sentenza, i due giudici hanno già emesso la sentenza a favore di B. e dell’onorevole Lodo Alfano e quindi, in un paese civile e in uno stato di diritto come dovrebbe essere ancora la nostra Repubblica, dovrebbero essersi già dimessi a tutela della loro dignità e della credibilità della Corte che rappresentano. Invece il giudice Mazzella, scandalizzato dallo scandalo che ha prodotto, denuncia con reazione virulenta degna di miglior causa definita “sereno distacco”, con una lettera aperta indirizzata al “Caro presidente, caro Silvio...la barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni...”. Conferma pure strafottente, arrogante, pre-potente, sfacciato, sfrontato, insolente, impudente, irrispettoso che “...non è la prima volta e non sarà l’ultima che ti invito a cena”. Sua Eccellenza il Gran Ciambellano di Co(o)rte ministro ad personam ex-bolscevico Trinariciuto Bondi si scatena contro il famigerato giustizialista Di Pietro: “E’ solo lei che infanga l’Italia, si vergogni!” Oggi 2 luglio i due giudici costituzionali amici di Berluskoni e suoi compagni di cena di lavoro tesa a definire le migliori modalità di esecuzione del Lodo Alfano insieme al lodo Alfano presente di persona - per soddisfare ad personam le volontà e i desideri del (super)duce(tto) di Arcore - , arrivano addirittura a denunciare – incredibilmente e senza vergogna – le giuste critiche come “minacce di intimidazione nei loro confronti”.
L’ordine, la legalità e la moralità del mondo sono stati completamente rovesciati da questi nuovi barbari che proiettano freudianamente sugli altri la loro atavica, naturale, violenta barbarie. “L’idea che ogni comportamento e ogni scelta personale di chi riveste funzioni pubbliche delicatissime debbano essere sottratti a qualunque obbligo – anche elementare – di opportunità, di misura, e di riservatezza è semplicemente aberrante...(un giudice costituzionale) eleva l’anomia e l’arbitrio individuale a principio universale di condotta...”(Aldo Schiavone, pag. 1, La repubblica 2 luglio 2009). Il giudice Mazzella si schiera barbar(ic)amente col capo del governo di cui deve giudicare il diritto – o meno – all’immunità e all’impunità dalla Legge e dalle leggi e ritiene di avere talmente ragione, da definire barbari quelli che – giustamente e sacrosantamente - lo criticano! Le parole ormai mancano per definire simili aberrazioni logiche, giuridiche, legali, morali, politiche o semplicemente di banale senso comune e di buon gusto: ormai forse tutto è già perduto. Il golpe in atto contro lo stato di diritto e la Repubblica nata dalla Resistenza è ormai in atto e sta travolgendo velocemente tutti i capisaldi possibili, necessari e sufficenti a contenerne i colpi di coda e le mazzate bestiali alla democrazia e alla libertà di tutti i cittadini.
“...la cena fra due giudici costituzionali, il capo del governo e il suo guardasigilli...(è)...uno scandalo e una vergogna morale. Cos’altro deve accadere perchè si percepisca l’abisso etico-politico in cui il berlusconismo ha precipitato questo paese, riproducendo per partenogenesi le forme di un conflitto di interessi sempre più endemico, pervasivo, totalizzante? Cos’altro deve accadere perchè si comprenda l’imbarbarimento giuridco-normativo in cui il berlusconismo ha trascinato lo stato di diritto, trasformandone i “servitori” irreprensibili, in coautori irresponsabili delle sue leggi ad personam?...In questa perpetua eresia italiana, i mercanti presidiano il tempio. E non si vede più chi li possa cacciare. (Massimo Giannini, pag. 1, La repubblica 3 luglio 2009)

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