Il cardinale di santa romana ecumenica apostolica chiesa cattolica Bagnasco, presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ha scatenato, proprio in questi ultimi giorni di agosto, l’ennesima reazionaria prepotente plurimillenaria battaglia antilaica, antiliberale e antistatuale. La chiesa ha sempre goduto, in Italia, di privilegi discutibili e ingiusti, moltiplicati smodatamente negli ultimi decenni a partire dal concordato fascista stipulato nel 1929 fra Pio XI e il duce Benito Mussolini, purtroppo riconfermato e introdotto nella nuova costituzione della Repubblica Italiana nel 1948, grazie all’inciucio storico e riprovevole fra i democristiani di De Gasperi e i comunisti stalinisti di Togliatti.
Il cardinale Bagnasco si permette di fare lo spiritoso affermando con puerili giochi di parole che “la chiesa non deve rimanere chiusa nelle chiese”. Non mi sembra affatto che sia e sia mai stata questa la condizione della chiesa italiana, che non soltanto non rimane chiusa nelle sue chiese dove nessuno – nemmeno gli anticlericali laicisti faziosi come me - la vuole rinchiudere, ma è piuttosto essa stessa a tenere ben sprangate le sue chiese, rimanendone ben al di fuori, senza neppure utilizzarle e metterle a disposizione delle mille emergenze di una società sempre più in difficoltà per gli enormi problemi sociali, politici, ambientali, abitativi, culturali, caritativi e quant’altro che affliggono l’umanità!
Il cardinale Bagnasco ribadisce che “che anche la chiesa ha il diritto di fare politica”: e chi glielo nega? In effetti il concordato catto-fasci-comunista proibisce alla chiesa esplicitamente di fare politica, ma nessuno si sogna – purtroppo – di far rispettare le leggi e la legge fondamentale della Repubblica che ha fatto suo il solenne trattato del 1929. Il cardinale Bagnasco sappia che la sua chiesa, perciò, non ha affatto il diritto di fare politica che si arroga e che tutti i nostri pusillanimi e ignobili politici le riconoscono per servilismo e sudditanza secolari. In ogni modo non è di questo che si tratta: il problema è che la chiesa pretende di imporre i suoi (dis)valori a tutti, anche a coloro che vivono in base a principi etici superiori alla morale paternalistica, oscurantista, antifemminista, patriarcale, retrograda, ancestrale, omofoba che la contraddistingue. I diritti elementari alla vita e alla morte vengono negati ai singoli individui con l’argomentazione preistorica e inaccettabile che non sono nella disponibilità delle persone, in quanto dono di dio e quindi prerogativa divina! E’ questa una pretesa inammissibile, prevaricante, violenta e prepotente, tanto più rispetto alla moltitudine degli individui che ritengono che dio e dei neppure esistano! Io ho il diritto di disporre della mia vita e della mia morte come meglio credo, tanto più che so rispettare il diritto di ognuno e di tutti di fare della propria vita e della propria morte quello che ritengono più giusto e opportuno, ovviamente nel rispetto dei diritti di tutti e senza prevaricare i diritti di nessuno. Il cardinale Bagnasco e i suoi servi, sodali e corifei fanno finta di non capire il significato di questo elemento essenziale e fondamentale che attiene i diritti elementari di libertà di pensiero, opinione e scelta di ogni persona. Per altro è cardinale di una chiesa che ritiene giusto e doveroso onorare un dio che ordina a un padre (Abramo) di ammazzare il figlio (Isaco), non si sa bene a quale scopo: dio non è forse onniscente? Egli sa bene perciò che Abramo gli ubbidirà e quindi perché dare ordini così disumani, crudeli, sadici e immorali senza la minima necessità possibile? Che razza di dio è questo? E che razza di credenti sono quelli che ritengono adorabile un simile dio omicida? Attendo invano risposte da quando ho l’età della ragione…
Mentre il cardinale Bagnasco si sbraccia a imporre diritti inammissibili e doveri inesistenti, la sua chiesa, a Roma, si rifiuta di fare entrare la Polizia Municipale nel suo palazzo del Pantheon deturpato da una sopraelevazione del tutto abusiva, accampando il diritto dell’extraterritorialità, che in questo caso non c’entra niente e comunque non fa che aggravare l’illegalità commessa e la pretesa di avere il “diritto” di non rispettare la legge! E’ la stessa chiesa che mi impedisce di dichiararmi non cattolico, poiché sono stato battezzato a due giorni di vita, nell’ormai lontano 1944! Al massimo mi si riconosce di dichiararmi non più cattolico, ma io sostengo di non esserlo mai stato perché il loro battesimo non ha per me alcun valore riconoscibile e riconosciuto. Lo ritengo infatti una prepotente e violenta imposizione, che meglio sarebbe per tutti spostare nell’età maggiorenne che sola permette una scelta libera, responsabile e partecipata. Ma così vuole dio e allora…
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