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venerdì 28 marzo 2014

"Nel paese dei nomòfobi"

    Nel 1994 "...era appena visibile l'affarista d'origini oscure, ciarlone in stile da commesso viaggiatore: politicanti corrotti gli vendono l'etere; monopolista del trash televisivo, regola i cervelli, disinnescando pensiero, sentimenti, gusto, e fosse due dita più alto (statura intellettuale), saremmo suoi sudditi, perchè gli avversari stavano rispettosi, cappello in mano, inclini alle sciagurate "larghe intese". Fortunatamente governava male guastandosi il gioco ma gli restano sette milioni di lettori, più quanti voteranno l'ala separatista, pseudoripulita, pronta alla genuflessione appena lui chiami. Versiamo in uno stato liquido, surreale, dove quasi tutto può avvenire, ed è questione capitale sapere fin dove gl'italiani siano ancora vulnerabili dall'ipnosi". (Franco Cordero, La Repubblica 25 marzo 2014) 

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