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mercoledì 28 marzo 2012

I riprovevoli inciuci fra chiesa, stato e banda della Magliana

28 marzo 2012. Oggi alla Camera un'interrogazione di Veltroni riproporrà il problema del sequestro Orlandi e della sepoltura del criminale capobanda De Pedis, tumulato nella basilica vaticana in extraterritorialità di Sant'Apollinare. "Un agente del Vaticano, durante una manifestazione a gennaio davanti alla basilica di Sant'Apollinare, avrebbe identificato cittadini in territorio italiano. Chiedo se è stato opportuno".

Tralascio l'immersione nella cloaca massima delle schifezze con cui la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Ecumenica Romana difende i segreti delle sue scellerate compromissioni col mondo della malavita militante, visto che seppellisce i capi delle bande malavitose nelle sue basiliche, in quanto e quali suoi munifici benefattori.

Mi soffermo sull'ignobile abominia di cui il tremebondoVeltroni si domanda, perplesso di osare troppo, se sia stato opportuno lasciarla accadere. La Repubblica Italiana, di cui purtroppo sono non orgoglioso cittadino - altra cosa l'Italia - ritiene normale che un agente, per noi straniero, della sicurezza vaticana e suo cittadino, possa controllare l'identità di cittadini italiani, compiendo operazioni di polizia che ad ogni evidenza sono (o dovrebbero essere) di esclusiva competenza dello stato italiano.

Da sempre sostengo che l'Italia catto-berluskoniana-(ex)comunista è stata ridotta a provincia succube e bordello dello Stato papalino zuavo pontificio teocratico assolutistico e ierocratico della Città del Vaticano. Costantinismo, simonia, cesaropapismo da duemila anni hanno traviato e pervertono ogni possibilità di vita laica e libera da spregevoli inciuci di basso potere e di laida espropriazione della sovranità popolare.

La Carta Costituzionale è sempre stata una Costituzione di carta, asservita ai potenti di turno, che l'hanno usata e strumentalizzata ai fini dei loro più innominabili disegni e delle loro più sporche, turpi e riprovevoli esigenze.

"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

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