Bimbo di due mesi muore dopo la circoncisione. L’operazione fatta in casa (pag.1, La Repubblica 06/06/08)
A seguito della morte drammatica del bimbo islamico – vale anche per gli ebrei - si richiede che la circoncisione (che io ritengo vero e proprio reato da perseguire in quanto danno alla salute, all’integrità e all’incolumità personale) “venga praticata in ospedale, altrimenti è una barbarie” (Mohammed Nour Dachan, medico, presidente dell’UCOOI, Unione delle Comunità Islamiche in Italia).
Siamo arrivati al paradossale e immorale assurdo che si ritiene lecito e doveroso compiere negli ospedali pubblici atti invalidanti e potenzialmente dannosi per la salute come la circoncisione, mentre si impediscono interventi nell’osservanza dovuta alla legge 194 che prevede il diritto all’aborto terapeutico per tutelare la salute della madre. In Basilicata, ad esempio, il 90% dei ginecologi che dovrebbero garantire il rispetto della e alla legge 194, si dichiarano obiettori di coscienza e per questo – solo apparentemente – nobile scopo, sono esentati dal rispetto della legge. Al danno di pratiche lesive dell’incolumità personale come la circoncisione, consentite dalla legge in ossequio a barbarici rituali pseudoreligiosi, si aggiunge la truffa e la beffa di uno stato che garantisce l’impunità ai medici che non rispettano la legge, utilizzando l’ignobile paravento dell’ipocrito diritto all’obiezione di coscienza.
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