10 dicembre 2014. "Ramallah. "I can't breathe", "non respiro", le sue ultime parole prima di crollare sul prato verde e soleggiato della valle di Turmusaya. E' morto così Ziad Abu Ein, il ministro palestinese per gli insediamenti, stroncato da un infarto dopo essere stato colpito con un casco al petto e preso per la collottola da un soldato israeliano mentre con i duecento contadini che lo seguivano voleva piantare degli ulivi in quella terra confiscata agli agricoltori palestinesi, per consentire l'ampliamento dell'insediamento colonico di Adel Ad (tutti crimini contro la legalità internazionale, n.del r.). Era una delle tante manifestazioni di protesta che si svolgono ogni giorno nei Territori palestinesi occupati, per la distruzione di una fattoria, per l'acqua tagliata, per i frutteti distrutti, per la terra rubata. Proteste che finiscono invariabilmente per essere disperse dai venefici gas sparati dall'Esercito, granate assordanti e dalle pallottole di gomma. Proteste spontanee e quotidiane che segnalano il degrado della situazione in Cisgiordania ...delle terre...oltre la Linea Verde dove vivono ormai oltre 500.000 israeliani. E in questi insediamenti - nonostante le critiche interne e quelle internazionali - si continua a costruire creando una frizione continua con la popolazione araba residente....
...Ziad Abu Ein è morto...per il pestaggio subito, come testimoniano le foto e le riprese della tv presente sul posto....
..."Questa barbarie non può essere accettata", ha detto il presidente ANP Abu Mazen...(da La Repubblica del 10/12/14)
Assistiamo ormai in diretta all'omicidio del ministro palestinese, perpetrato da un assassino travestito da soldato dell'esercito nazista dello stato sionista, militarista, imperialista, colonialista, talebano, teocratico, fondamentalista e razzista di Israele.
Quante volte ancora l'ONU, la UE e il mondo intero perderanno tempo, sempre più prezioso, a chiedere di "fare subito chiarezza sulle circostanze della morte" ?
"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)
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