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lunedì 11 maggio 2009

"E l'Italia scivolò fra i paesi semi liberi"

Così il titolo a tutta pagina 7 de La Repubblica del 3 maggio. Invito tutti a leggerlo in toto, nonostante la matrice bolscevica del quotidiano ultracomunista (così come lo definisce l’Autocrate di Arcore). A dirlo, par altro, non è il solito giornale di sinistra che riesce a ingannare nell’intimità familiare perfino la credulona ingenua Veronica Lario in Berlusconi che sta chiedendo il divorzio, ma la statunitense organizzazione autonoma Freedom House che esamina dal 1980 lo stato dell’informazione planetaria delle 195 nazioni dell’ONU. Per la prima volta dopo trenta anni l’Italia passa e scende dalla prima fascia dei paesi free al settantatreesimo posto dei paesi soltanto partly free, dopo il Benin e altri semiliberi consimili. Il verdetto di Freedom House cita esplicitamente la “concentrazione della proprietà dei media” e quindi la mai abbastanza vituperata legge Gasparri ad personam con cui il precedente governo Berluskoni 2 ad personam (siamo già arrivati a 4) introdusse norme che favoriscono l’azienda televisiva del medesimo Berluskoni. La conclusione è che B. presidente del consiglio possiede Mediaset e, attraverso il governo ad personam, controlla anche la sua concorrente RAI. Abominevole! Nauseante! Nauseabondo! Ripugnante! Disgustoso! Turpe! Infame! Orribile! Obbrobrioso! Esecrabile! Ributtante! Disgustoso! Vomitevole! Stomachevole! Ripugnante! Fetido!
In questo allucinante contesto da incubo, il Padrone della Ferriera Mediaraiset – “chi controlla la TV controlla la democrazia” (Karl Popper) – non si vergogna di definire “un atto di criminalità mediatica” il fatto che una sparuta rappresentanza dei pochi giornalisti a schiena diritta rimasti ancora – per poco? – in circolazione, dia la notizia del suo divorzio, maturato, richiesto e annunciato platealmente dalla moglie attraverso le colonne de La Repubblica e de La Stampa. La ricerca bulimica dell’uso sempre più esagerato e sproporzionato, ostile e violento delle parole si sfrena a danno dei suoi critici. L’Imperatore Arcoriano passa dall’accusa di “uso criminoso della TV” scagliata contro Biagi, Santoro e Luttazzi con il famigerato Editto Bulgaro emanato nel 2001 dall’egoarca telemediocratico a Sofia che causò la loro censura e cacciata dai teleschermi, alla denuncia di un vero e proprio “atto di criminalità mediatica”. Ormai il delirio di onnipotenza del Mago di Arcore lo travolge e stra-volge fino a fargli perdere completamente il senso della misura e definitivamente anche quello della realtà. Ha proclamato la sua impunità e immunità da ogni possibile procedimento giudiziario a suo carico, sancito dall’ineffabile lodo Alfano, ministro della giustizia (?) ad personam (!): questo, oltre la sospensione dei processi in corso per i reati già commessi e sotto giudizio, gli consente anche di poter commettere qualsiasi reato, anche il più efferato e ignobile, senza la minima preoccupazione di dover affrontare alcun processo in quanto presidente del consiglio! Non contento di essersi garantito immunità e impunità per definizione legale (?) si inventa addirittura reati ai danni dei critici suoi nemici che nemmeno esistono el Codice Penale: a quando un lodo Alfano che li codifichi formalmente? Ormai il (super)duce(tto) di Arcore definisce “atto criminale” qualsiasi comportamento che la sua mente vendicativa e autoreferenziale ritenga tale, a suo insindacabile padronale giudizio. Decide sovranamente quale sia lo spazio che TV e giornali debbano concedere ai fatti (quello utilizzato per informare del divorzio ri-chiestogli dalla (ex?) moglie è “troppo”) e configura come “atti criminali” e quindi reati, fatti non contemplati come tali dal Codice Penale in vigore.
Il regime democratico è in gravissimo pericolo e io credo che sia già fortemente compromesso: il fatto che servi e servitori, sodali e sicofanti, coglioni e imbecilli non se ne rendano conto è irrilevante ai fini del discorso, anzi è la dimostrazione stessa della gravità dei danni già inferti ai capisaldi della vita democratica e del sovvertimento dei principi dello stesso stato di diritto, compromesso fin dalle sue fondamenta dall’assalto selvaggio e fraudolento di picconatori utili idioti, interessati e/o semplicemente beoti. Resistere! Resistere! Resistere!

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