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venerdì 26 luglio 2013

Kazakilandia. continua...

   A ritmo incalzante sopraggiungono notizie sempre più gravi sulla vicenda del rapimento della signora Shalabayeva - moglie del dissidente kazako Ablyazov - e della sua figlioletta Alma di sei anni, deportata nel reame del satrapo Nazarbayev dalla polizia italiana agli ordini dell'ambasciatore kazako. Il quale dava ordini al "ministro" Al Fano detto Lodo della Real Casa, al quale un altro Sultano (italiano) dava ordini in nome degli affari in corso col Satrapo  (asiatico).0
    1) La magistratura austriaca ha aperto un'inchiesta per sequestro di persona: l'aereo utilizzato dall'ambasciata kazaka per deportare  da Roma a Almaty moglie e figlia del dissidente rifugiato politico in Gran Bretagna è austriaco.
    2) L'ambasciatore kazako non poteva e NON DOVEVA rivolgersi al ministro dell'interno (= Lodo Al Fano ad personam di Berluskoni, sodale in affari di Nazarbayev), ma a quello degli esteri. Lo riconosce lo stesso ambasciatore, che si giustifica col dire - peggio il tappo del buco - che se avesse seguito la corretta procedura, tutto il mondo avrebbe saputo del (mis)fatto in poche ore! Incredibile! La Convenzione di Vienna è chiara in proposito: tutti gli organismi internazionali, dall'ONU alla UE e via dicendo, adesso ci saltano - giustamente - addosso per chiederci ragione dei fatti. Il ministro (ir)responsabile non sapeva...
     3)  La Repubblica Centro Africana ribadisce la perfetta regolarità del passaporto rilasciato alla Shalabayeva, la cui presunta e pretesa irregolrità, accampata dal Kazakistan, era stata utilizzata dalla polizia italiana per motivare e giustificare la deportazione, attuata su richiesta e ordine kazaki. Il ministro centro africano conclude:" Sottolineiamo il nostro disaccordo profondo con la vostra decisione di espellere la nostra cittadina verso il Kazakistan".
      4) "E' stata un'estradizione illegale, non possiamo dimenticarcene così" (Fondazione Open Dialog di Varsavia, che dal 2009 segue tutti i casi di violazione dei diritti umani in Kazakistan.
     5) Lo stesso giudice ha condannato la Prefettura di Roma a pagare un migliaio di euro di spese legali. "Indirettamente è un'ammissione di illegittimità di quell'atto" spiega Stefano pazienza, uno degli avvocati dello studio olivo che segue il caso.
    La (in)credibilità complessiva dell'Italia berlusconiana + PD senza L è ormai (irreversibilmente?) discesa sotto i limiti più bassi già mai conquistati in passato.

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