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sabato 8 marzo 2008

Israele/Palestina: 2 pesi, 2 misure, ma non 2 nazioni.

Fra fine febbraio e inizio marzo, in 5 giorni, l’esercito regolare dello stato (di diritto ?) di Israele, massacra a Gaza 120 palestinesi, più della metà dei quali vecchi, donne e bambini (compresi neonati di 1 mese!). Qualcuno s’è pre-occupato più di tanto? Se ne sa , a malapena, qualche cosa.

In risposta, un martire/kamikaze/terrorista palestinese massacra 8 studenti di un seminario rabbinico a Gerusalemme. Giornali e televisioni ci bombardano con notizie drammatizzate ed immagini terrorizzanti; si sottolinea che alcuni studenti avevano meno di 18 anni, uno addirittura 15 anni; si sottolinea la profanazione di una scuola (religiosa), - faccenda che per altro, negli USA, non rappresenta più una novità da molto tempo - e dove per altro si va a lezione col mitra in mano, tanto che ad ammazzare con due colpi alla testa il martire/kamikaze/terrorista è lo studente-colono Yitzhak Dedon, che non si separa mai dal suo fucile.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU vuole condannare, questa volta, l’attentato di Gerusalemme, mentre non ha fatto nemmeno la mossa di aprire bocca sull’attentato immediatamente precedente di Gaza.

La Libia chiede che vengano menzionati anche i 120 Palestinesi morti ammazzati a causa dell’offensiva israeliana a Gaza. La maggioranza del Consiglio si oppone all’equiparazione del massacro di Gaza – 120 morti – con l’attentato di Gerusalemme – 8 morti -.

La risoluzione, possibile soltanto all’unanimità, naufraga. Finalmente è affermato ufficialmente senza vergogna: una vittima israeliana vale molto di più di 15 vittime palestinesi, fino 1 a 1000, come dichiarano ormai senza remore e senza ritegno ex presidenti e generali dello stato (democratico ?) di Israele.

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