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giovedì 4 aprile 2013

Le incredibili bugie della "nipote di Mubarak"

    4 aprile 2013. Oggi le gigantografie di Borsellino e Falcone distese sulla scalinata del palazzo di Giustizia di Milano, hanno dovuto subire anche lo stupro della patetica, ignobile, schifosa, repellente, vomitosa, inaccettabile, vergognosa, insostenibile sceneggiata e scemeggiata di Ruby che, unica verità in un oceano di megagalattiche macroscopiche oceaniche bugie, ha confermato di non essere la nipote di Mubarak, come pure avevano certificato 316 deputati della Repubblica o meglio, del PdL, partito padronale del Sultano di (H)Ar(d)core, Cicero pro domo sua! La ex (?) prostituta, al soldo dell'Egoarca Brianzolo, ha tuonato contro il Tribunale "che non l'ha voluta ascoltare". La smemorata s'è dimenticata di dire che, soltanto poco tempo fa, convocata per l'appunto in Tribunale dai legali dell'Autocrate come testimone a favore del padrone delle Ferriere Autotelemedioplutocraticomassoniche, ha creduto bene e meglio andarsene a fare una bella vacanza nei Caraibi durata un mese e mezzo (pagata da chi?), mentre oggi non si vergogna di accusare il tribunale di non essere stata ascoltata!!!
    Ha anche incolpato i giudici di averla qualificata come una prostituta, nonostante lei avesse sempre negato di esserlo e di avere avuto rapporti sessuali con Berlusconi, tanto meno a pagamento (ma allora a che titolo il Mago della Brianza le ha passato centinaia di migliaia di euro?). Inoppugnabile argomentazione, secondo la logica fantastica e fantasiosa, assolutamente originale della creativa marocchina, forse in preda ai fumi delle buone droghe del suo prolifico paese!
    "...con un sovvertimento mediatico del processo e della realtà, è Ruby ad accusare i magistrati. Per chi crede che il conflitto d'interessi sia un tema d'attualità fa impressione il TG5: dopo aver ignorato per larga parte il processo, ieri dà il massimo risalto alla "notizia". Anzi, ci apre l'edizione principale, quella della sera: "Io, vittima della guerra a Berlusconi" è il titolo..." (Piero Colaprico, La Repubblica, 5/4/13) 
    "Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

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