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sabato 2 agosto 2014

A proposit di "rapimento" dei soldati israeliani

    Tutti i media nostrani, anche quelli considerati "progressisti" (?), quando un soldato israeliano viene fatto prigioniero in combattimento dalle forze della resistenza palestinese che combatte l'occupazione militare israeliana in atto dal 1967 in Cisgiordania e Gaza, parlano di "rapimento", come se si trattasse di volgari delinquenti usi a sequestrare persone innocenti per richiedere e intascare una taglia mercenaria.
    Anche il meno intelligente dei bambini è in grado di capire a cosa possa servire e a chi può essere utile un uso così ignobile, grossolano (o raffinato?) e strumentale del linguaggio artefatto e usato come arma di condanna contro la resistenza palestinese.
    Lo stesso bambino capisce benissimo la criminale prepotenza e violenza coloniale di chi fornisce le armi più avanzate e sofisticate di attacco e difesa a Usraele, che invece nega sistematicamente da sempre al martoriato popolo palestinese, che evidentemente non ha identico diritto. Israele può difendersi massacrando in modo genocidario l'impotente e indifesa popolazione della Palestina: le forze armate della resistenza di Gaza, invece, vengono definite "terroristi" ogni qual volta riescono eroicamente a eliminare soldati criminali e/o a farne uno prigioniero!
    No comment!
 

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